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Il ruolo evolutivo della masturbazione, più successo riproduttivo

Utile anche contro le infezioni. Nei primati da 40 milioni anni

Studiata nei primati la funzione evolutiva della masturbazione (fonte: Unsplash/CC0 Public Domain)

Redazione Ansa

La masturbazione è utile da un punto di vista evolutivo, almeno per i maschi: lo dimostra un ampio studio sui primati, che rivela come questo comportamento si sia sviluppato oltre 40 milioni di anni fa per aumentare il successo riproduttivo e ridurre il rischio di infezioni sessualmente trasmissibili nel genere maschile, mentre resta ancora un mistero la sua funzione nel genere femminile. I risultati sono pubblicati sulla rivista Proceedings of The Royal Society B dagli antropologi dello University College di Londra.

I ricercatori guidati da Matilda Brindle hanno costruito la più grande banca dati sulla masturbazione nei primati, collezionando informazioni provenienti da quasi 400 fonti, inclusi 246 articoli scientifici e 150 questionari e comunicazioni ottenuti da primatologi e guardiani degli zoo. Grazie a questi dati, gli esperti hanno ricostruito l'origine evolutiva della masturbazione, facendola risalire all'antenato comune di scimmie e primati antropomorfi (umani inclusi).

Questo comportamento si sarebbe sviluppato nei sistemi sociali in cui è molto forte la competizione tra maschi perché funzionale ad aumentare il loro successo riproduttivo in vari modi: innanzitutto facilitando l'eccitazione e accelerando l'eiaculazione in quei maschi di basso rango sociale che vengono spesso interrotti dai rivali dominanti durante l'accoppiamento; in secondo luogo favorendo, attraverso l'eiaculazione, l'eliminazione dello sperma più vecchio e meno funzionale.

La masturbazione si sarebbe evoluta in parallelo anche alla diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili nei primati: ripulendo l'ultimo tratto delle vie urinarie (uretra) ridurrebbe il rischio di contrarre infezioni dopo l'accoppiamento. Il fatto che la masturbazione possa avere "una funzione adattativa, e che sia ubiquitaria nell'ordine dei primati, praticata sia in cattività che in natura da entrambi i sessi, dimostra che fa parte di un repertorio di comportamenti sessuali sani", conclude l'antropologa Brindle.

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