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Covid: esperti, tornare a puntare sui farmaci antivirali

Complementari ai vaccini contro le nuove varianti

Una cellule attaccata dal virus SarsCoV2 (fonte:National Institute of Allergy and Infectious Diseases, NIH)

Redazione Ansa

Investire nella ricerca di nuovi farmaci antivirali per bloccare la replicazione del virus SarsCoV2, il vero ‘motore’ che genera nuove varianti: questa la strategia complementare a quella dei vaccini che potrebbe risultare decisiva nel controllo della pandemia a livello globale. Lo sostengono gli esperti che si interrogano sui possibili scenari dei prossimi mesi.

“Solitamente i virus usano due strategie per diffondersi: possono aumentare la loro trasmissibilità oppure possono cercare di sfuggire alle difese immunitarie”, spiega Francesco Broccolo, virologo dell’Università di Milano Bicocca. “Finora SarsCoV2 ha adottato prevalentemente la prima strategia, sviluppando varianti sempre più contagiose, ma ora il suo cammino evolutivo potrebbe essere a un punto di svolta: la pressione selettiva esercitata dagli anticorpi sviluppati dai guariti e dai vaccinati potrebbe indurlo a cambiare strategia e a selezionare quelle mutazioni che gli permettono di sfuggire al sistema immunitario”.

Le mutazioni insorgono ad opera di “una proteina virale che durante la replicazione copia il genoma del virus con scarsa efficienza, introducendo errori casuali”, aggiunge Massimo Zollo, genetista dell’Università Federico II e responsabile della task-force Covid-19 del CEINGE-Biotecnologie avanzate di Napoli. “Per fermare questa roulette russa, prima che possano emergere mutazioni pericolose, dobbiamo trovare nuovi inibitori capaci di bloccare la replicazione virale. Bisogna dunque ridare impulso alla ricerca di nuovi farmaci antivirali, un po’ abbandonati da Big Pharma dopo gli insuccessi di remdesevir”. Un’altra pista da seguire riguarda “lo studio dei geni dell’ospite che aumentano la probabilità di sviluppare forme gravi di Covid: in futuro potranno aiutarci a identificare i pazienti a rischio da trattare precocemente con anticorpi monoclonali o farmaci contro la tempesta infiammatoria”.

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