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I Neanderthal avevano orecchio per il linguaggio, come noi

Lo dimostra la ricostruzione in 3D del loro apparato uditivo

A sinistra l'orecchio in 3D dell'uomo moderno, a destra quello del neanderthal (fonte: Mercedes Conde-Valverde)

Redazione Ansa

I Neanderthal avevano le stesse capacità uditive dei Sapiens e questo lascia supporre che usassero un sistema di comunicazione vocale tanto complesso ed efficiente quanto il nostro. Lo si evince dalla ricostruzione in 3D della struttura dell'orecchio, pubblicata su Nature Ecology & Evolution da un team internazionale guidato dall'antropologa Mercedes Conde-Valverde dell'Università di Alcalà a Madrid.

I ricercatori hanno usato delle tomografie computerizzate ad alta risoluzione del cranio per ricostruire in 3D l'orecchio dell'Homo Sapiens e dell'uomo di Neanderthal, oltre a quello degli antenati dei Neanderthal rinvenuti nel sito di Atapuerca in Spagna. Grazie a un software usato nel campo della bioingegneria, è stato stimato che i Neanderthal avessero evoluto un sistema uditivo più efficiente rispetto ai loro antenati e più simile al nostro, soprattutto per la percezione dei suoni con frequenze comprese tra 4 e 5 kilohertz.

I ricercatori hanno poi calcolato la banda di frequenza in cui si ha la massima sensibilità, un elemento strettamente legato alla comunicazione: più è larga la banda, maggiore è il numero di segnali acustici facilmente riconoscibili che possono essere usati nella comunicazione vocale. I Neanderthal, in particolare, hanno dimostrato di avere una banda più ampia rispetto agli antenati di Atapuerca, simile a quella dell'uomo moderno.

Un altro aspetto interessante è che questa banda si estende verso frequenze legate alla produzione di consonanti, che dunque potrebbero aver avuto un ruolo più importante nel loro linguaggio rispetto a quanto ipotizzato finora. Il fatto che l'anatomia dei Neanderthal mettesse a disposizione l''hardware' per produrre un linguaggio simile a quello dell'uomo moderno non significa necessariamente che ci fosse anche un adeguato 'software' nel cervello per elaborarlo.

Questo elemento, però, combinato con le più recenti scoperte archeologiche sugli strumenti di pietra, sull'uso del fuoco e di pratiche simboliche, sembra rafforzare l'ipotesi che i Neanderthal abbiano sviluppato comportamenti sempre più complessi e, in parallelo, un linguaggio più sofisticato rispetto ai suoni gutturali di altri antenati preistorici.

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