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I test sugli animali non sono sostituibili

Relazione del ministero della Salute alle Camere, soddisfazione del mondo della ricerca

Redazione Ansa

"Se da una parte vi sono sistemi invitro in grado di produrre dati utili ad ampliare le informazioni relative allo studio di alcune sostanze d'abuso, come ad esempio nicotina e alcol, gli stessi non possono sostituire in toto il modello animale". Questo quanto si legge in un passaggio della relazione del ministero della Salute trasmessa ai presidenti delle Camere il 28 luglio scorso e che verrà annunciata e assegnata alle commissioni competenti nei prossimi giorni.

 

La relazione mette anche in evidenza la norma contenuta nel Milleproroghe che ha rinviato al 1/o gennaio 2021 l'entrata in vigore del divieto di utilizzo di animali per le ricerche sulle sostanze d'abuso, divieto già previsto per recepimento di direttive dell'Unione europea. Soddisfatto il mondo della ricerca, dal Mario Negri a Reserch4life, dal Patto Trasversale per la Scienza all'Associazione Luca Coscioni. L'Istituto Mario Negri Irccs, presieduto da Silvio Garattini e diretto da Giuseppe Remuzzi, apprezza i contenuti della relazione nella quale si ribadisce che "allo stato attuale delle conoscenze scientifiche la sperimentazione su modelli animali non è sostituibile con altri metodi" con l'augurio che al più presto venga rimosso il divieto all'utilizzo di animali in studi su sostanze d'abuso e xenotrapianti grazie all'approvazione dell'emendamento proposto nel dl Semplificazioni dalla senatrice Elena Cattaneo.

 

Analoga soddisfazione arriva da Reserch4life con particolare riferimento alla scelta del ministro Speranza "per aver voluto mettere un punto chiaro su un argomento spesso oggetto di battaglie puramente ideologiche". Reserch4life sottolinea come divieti e restrizioni alla libertà di ricerca impediscano agli scienziati italiani di competere ad armi pari con i colleghi europei in vari ambiti. La relazione, dice il segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, "fotografa una realtà ovvia per gli scienziati, ma spesso disconosciuta dal Parlamento. I divieti aggiuntivi introdotti nella direttiva europea sono insensati scientificamente e, soprattutto, mortificano la ricerca biomedica del Paese".

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