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Lezione Ebola, con le mappe genetiche alt alle epidemie

Dati condivisi aiutano a trovare contromisure alla diffusione

Le mappe genetiche del virus Ebola svelano le dinamiche dell'epidemia (fonte: NIAID)

Redazione Ansa

Per bloccare sul nascere le epidemie serve un grande sforzo internazionale che miri a mappare e condividere in tempo reale il materiale genetico dei virus coinvolti, in modo da trovare delle efficaci contromisure alla loro diffusione: è questa la 'lezione' della grande epidemia di Ebola che tra il 2013 e il 2016 ha colpito al cuore l'Africa facendo tremare tutto il mondo. Le dinamiche del contagio nei tre Paesi più martoriati (Guinea, Sierra Leone e Liberia) sono state ricostruite su Nature proprio grazie all'analisi di oltre 1.600 genomi virali, il numero più alto mai analizzato finora per un'epidemia umana. Lo studio internazionale ha coinvolto ben 93 ricercatori di 53 istituti ed enti sparsi in 16 Paesi tra cui anche l'Italia, che ha partecipato attraverso l'Istituto Spallanzani di Roma.



Ricostruendo il genoma del virus e le sue mutazioni, è stato possibile identificare i fattori che hanno accelerato o frenato la diffusione di Ebola, dimostrando che l'epidemia si è sviluppata a partire da piccoli focolai spesso sovrapposti, con pochi viaggiatori che hanno facilitato la diffusione del virus da un luogo all'altro. ''Abbiamo calcolato che il 3,6% dei casi ha viaggiato: ciò significa che, focalizzandosi su questo ristretto gruppo e riducendone la mobilità, si può avere un effetto sproporzionato sulle conseguenze dell'epidemia'', spiega il coordinatore dello studio Gytis Dudas, biologo computazionale al Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle.

I ricercatori hanno individuato 25 fattori in particolare che hanno favorito la diffusione di Ebola nell'Africa occidentale, e hanno confermato il ruolo cruciale giocato dalle città in questa epidemia rispetto a quelle che hanno interessato soprattutto regioni remote e scarsamente popolate nell'Africa centrale. Anche la distanza fra le città conta, perché se è breve, può favorire gli spostamenti degli individui infetti. Ed è stata proprio il fattore 'distanza' ad evitare che un'epidemia più seria e prolungata colpisse anche Guinea-Bissau, Senegal, Mali, Costa d'Avorio e Guinea del nord: alcune di queste regioni hanno città molto grandi in cui Ebola avrebbe potuto trovare terreno fertile al contagio.

Le analisi hanno dimostrato anche un legame tra chiusura dei confini e riduzione della diffusione del virus; altre variabili come la lingua, la produzione economica e il clima non hanno mostrato di influire significativamente sulle dinamiche della epidemia.

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