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Usare il Gps 'spegne' alcune parti del cervello

Silenzia quelle che immaginano percorsi alternativi

La mappa indica il 'grado di centralità' delle strade del centro di Londra e indica come moltre strade siano collegate fra loro (fonte: Joao Pinelo Silva)

Redazione Ansa

L'uso dei navigatori satellitare 'spegne' le parti del cervello che potrebbero immaginare percorsi alternativi. Lo indica la ricerca, pubblicata su Nature Communication, condotta su 24 volontari alla guida nel centro di Londra. Lo studio coordinato da Hugo Spiers, dell'University College di Londra, dimostra anche come la complessità di una città abbia un possibile impatto sullo sviluppo cerebrale.

Per capire come l'uso dei navigatori influenzi il nostro cervello i ricercatori britannici hanno chiesto a 24 volontari di guidare, in modo virtuale, all'interno delle strade di Soho, uno dei quartieri di Londra, mentre con un caschetto se ne monitorava l'attività cerebrale. A essere analizzati sono stati in particolare l'ippocampo, una regione che si sa essere coinvolta nei processi di memoria e navigazione, e la corteccia prefrontale che è coinvolta nei processi di pianificazione e nel prendere le decisioni.

Gli esperimenti hanno evidenziato che quando i volontari si muovevano senza l'ausilio del navigatore si sono registrati picchi di attività in entrambe le regioni in particolare quando si entrava in strade nuove o in incroci particolarmente complessi. Nessuna variazione invece si è registrata quando si seguivano le indicazioni del navigatore. "Quando abbiamo la tecnologia che ci dice da che parte andare - ha detto Spiers - queste parti del cervello semplicemente non rispondono, nel senso che il cervello sembra spegnere il suo interesse per le strade che ci circondano".

I dati sembrerebbero suggerire inoltre che la complessità delle reti stradali di ogni città abbiano impatti differenti sul cervello, che quindi città 'semplici' come New York facciano 'riposare' di più il cervello. Un'ipotesi fatta già 30 anni fa "ma è la prima volta - ha detto Beatrix Emo, coinvolta nel lavoro - che uno studio dimostra l'impatto di questi aspetti ambientali sul cervello".

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