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Violenza donne, per 4 giovani su 10 dipende anche da 'lei'

Indagine adolescenti, molto social ma poco attenti a privacy

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 30 NOV - Preoccupati per l'aumento delle aggressioni sulle donne ma nella quasi metà dei casi inaspettatamente convinti che 'lei' sia corresponsabile delle violenze che subisce. Abbastanza studiosi ma poco attenti a sport e alimentazione. Molto 'social' ma poco attenti alla privacy. A scattare la fotografia degli adolescenti italiani è l'indagine "Adolescenti e Stili di Vita", condotta su un campione nazionale di 2654 studenti delle superiori e presentata oggi a Milano.
    Realizzata da Laboratorio Adolescenza e l'Istituto di Ricerca IARD, l'indagine mette in luce aspetti nuovi rispetto al fenomeno della violenza di genere: il 56,8% dei ragazzi ma, soprattutto, il 38,8% delle ragazze ritiene che lei sia 'almeno in parte, corresponsabile delle violenze che subisce'. "Il dato - commenta Cinzia Marroccoli, presidente di Telefono Donna Potenza - è la dimostrazione che sono ancora impregnati di una cultura dominante che cerca di minimizzare l'accaduto e deresponsabilizzare l'autore della violenza". Rispetto all'alimentazione, continua ad esserci una ampia fascia (34% dei maschi e 43% delle femmine) di giovani che non fa la prima colazione, mentre più dell'80% consuma snack, aumentando i rischi di sovrappeso. Che sia dovuto a mancanza di tempo o soldi, inoltre, praticano poco sport: il 31% dei maschi e il 53% delle ragazze non lo fa per meno di due ore a settimana.
    Solo il 4,2% ammette di andare male a scuola, percentuale ottimistica secondo le pagelle. Studiano in media 2 o 3 ore al giorno, ma un 20% meno di un'ora. In particolare le giovani, riferisce Carlo Buzzi, ordinario di Sociologia dell'Università di Trento e curatore scientifico della ricerca, sono più studiose e vedono nella professione un motivo di realizzazione.
    Un adolescente su 10 dichiara di aver giocato almeno una volta al gioco d'azzardo online.
    Quasi tutti usano i social, ma solo il 40% utilizza abitualmente gli strumenti per la tutela della privacy. Questo, afferma Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza, "non deriva da pigrizia o disinformazione, ma dal tipo di utilizzo: desiderio di esporsi e proteggere la propria immagine diventa una sorta di contraddizione in termini".(ANSA).
   

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