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Giorlandino, legame tra testosterone materno e orientamento sessuale

'Con alti livelli, rischio di disforia per il nascituro'

gravidanza

Redazione Ansa

 "Livelli elevati di testosterone materno, anche se solo endogeno, sono stati associati a deficit di crescita entro la 36/ma settimana di gestazione e possono influenzare anche lo sviluppo neurocomportamentale del feto. Da qui il collegamento con il futuro orientamento sessuale del bambino messo al mondo che potrebbe essere disforico". Lo afferma Claudio Giorlandino, presidente dell'Italian College of Maternal Medicine.
    "Uno studio di Whitehouse, sull'esposizione prenatale al testosterone, ha scoperto che può influenzare la maturazione del cervello fetale, influenzando la cognizione e il comportamento postnatale. Secondo altri studi (Holler 2013 e Hines 2010) - spiega l'esperto - questa esposizione è collegata alle differenze sessuali osservate nella comunicazione e nel comportamento durante l'infanzia. Per quanto riguarda il sesso fenotipico è stato riscontrato che i livelli di testosterone materno durante la gravidanza non sono correlati al sesso del feto, indicando che la fonte dell'esposizione prenatale al testosterone potrebbe provenire direttamente dall'unità fetale piuttosto che attraverso il trasferimento materno-fetale. Invece l'orientamento sessuale potrebbe esserlo. È infatti noto che il passaggio di estrogeni nel cervello embrionale delle femmine porta, al contrario di quanto ci si aspetta, ad una mascolinizzazione e defemminilizzazione del cervello femminile".
    Il cervello femminile, prosegue, "è protetto embriologicamente dagli estrogeni, che lo influenzerebbero virilmente, grazie al fatto che la placenta produce una proteina (l'alfafetoproteina) che li lega impedendo il passaggio degli stessi nel cervello".
    "In sintesi, questi studi indicano che elevati livelli di testosterone materno possono avere implicazioni significative sullo sviluppo fetale, in particolare in termini di esiti neurocomportamentali. L'impatto sembra essere complesso e potenzialmente influenzare sia gli aspetti cognitivi che comportamentali dello sviluppo". In definitiva, conclude Giorlandino, "è del tutto evidente che sono le differenze indotte dagli ormoni nello sviluppo cerebrale che determinano effetti a lungo termine sul comportamento, sulle preferenze e sulle identità di genere, pur esistendo una grande variabilità individuale". 
   

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