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Malattie del cuore, lotta a otto fattori di rischio

Università Cattolica, ce ne sono quattro nuovi tra cui l'inquinamento

Malattie del cuore, lotta a otto fattori di rischio

Redazione Ansa

 Sono in tutto otto i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Oltre a quelli già noti dagli anni '60 - ipertensione, colesterolo alto, diabete e fumo - c'è un "rischio residuo", alimentato da 4 nuovi fattori che sono lipoproteina(a) e trigliceridi, infiammazione, trombosi e inquinamento atmosferico. Lo spiega in occasione della giornata mondiale del cuore Filippo Crea, dell'Università Cattolica di Roma.

Si chiama 'rischio residuo' ad indicare che, nonostante tutte le misure possibili contro i fattori di rischio tradizionali (ridurre la pressione, ridurre i valori di colesterolo o di glicemia, eliminare il fumo), ancora il rischio cuore non si azzera. Questo rischio residuo dipende da quattro ulteriori 'nuovi' fattori di rischio, di natura lipidica, trombotica, infiammatoria e ambientale. Tra i lipidi la lipoproteina (a) e i trigliceridi sono potenti fattori di rischio, indipendenti dal colesterolo cattivo (Ldl) e che finora abbiamo trascurato anche perché mancavano terapie. Oggi, grazie alla tecnologia a Rna, abbiamo nuovi farmaci per contrastare la Lp(a) e i trigliceridi.

Un'altra importante quota di rischio residuo è legata alla formazione di trombi all'interno delle arterie, trattata finora con l'aspirina. Ma esistono nuovi farmaci anti-piastrinici e anti-coagulanti, come il ticagrelor, che potrebbe essere utilizzato come una 'super-aspirina'; molto interesse sta generando il prossimo arrivo di nuovi anti-coagulanti orali, gli inibitori del fattore XI. Poi l'infiammazione è in gran parte determinata da uno stile di vista scorretto. E il marker che segnala l'infiammazione è la proteina C reattiva (Pcr): i suoi livelli aumentano con l'obesità, la vita sedentaria e nei soggetti che seguono una dieta povera di frutta e verdura. Insomma c'è un rischio infiammatorio legato in parte a stili di vita scorretti. Infine, soprattutto per chi vive in una grande città, va considerato anche il rischio residuo ambientale, legato all'inquinamento. Si tratta di un rischio che agisce in profondità sui meccanismi che portano alla malattia aterosclerotica, all'infarto e all'ictus. In questo caso non è possibile contrastarlo con terapie farmacologiche. È un rischio che andrebbe affrontato attraverso scelte politiche impattanti, capaci di ridurre i livelli di inquinamento nelle nostre città. Il rischio ambientale. 
   

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