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Medici, in ospedale isolare i positivi al covid

Federazione oncologi, cardiologi e ematologi, serve norma ad hoc

Redazione Ansa

Dopo l'abolizione dell'obbligo di isolamento domiciliare per le persone positive al Covid, negli ospedali manca una norma precisa sull'isolamento per i contagiati dal virus, anche per tutelare le persone più fragili come i malati di tumore. Lo sottolinea la Foce (Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi), che "esprime preoccupazione per la mancata previsione dell'isolamento dei pazienti colpiti da Covid negli ospedali. "L'abolizione dell'obbligo di isolamento domiciliare per i positivi al Covid, stabilito dal Decreto Legge 105 del 10 agosto 2023- rileva Francesco Cognetti, Presidente Foce - non deve porre in secondo piano la necessità di tutelare i pazienti più fragili ricoverati o seguiti negli ospedali, in particolare quelli colpiti da tumori solidi e del sangue o da patologie cardiovascolari. La norma, infatti, non contiene nessuna indicazione sull'individuazione e sull'isolamento dei pazienti positivi all'interno dei nosocomi. Si tratta di una lacuna molto grave, chiediamo al ministro Schillaci di intervenire quanto prima con un analogo provvedimento".

"In molti ospedali ormai - prosegue Cognetti - non vengono più effettuati di routine i tamponi ai pazienti, ai sanitari e ai familiari. Vanno definite norme sull'esecuzione dei tamponi e sulla frequenza, al fine di isolare e monitorare i positivi ed adeguare l'organizzazione dei reparti in caso di progressivo aumento dei contagiati". In Italia Foce sottolinea "che si assiste, nelle ultime settimane, ad un incremento dei contagi e, in altri Paesi, anche dei ricoveri, dovuti a nuove varianti, e ci si interroga su come affrontare una eventuale nuova ondata, per la diminuzione dei test e il ridimensionamento della capacità di sorveglianza e tracciamento delle varianti. Una situazione analoga potrebbe realizzarsi nel nostro Paese". L'abolizione dell'isolamento domiciliare obbligatorio allinea l'Italia ad altri Paesi europei. "Si tratta di una decisione condivisibile, anche alla luce della disponibilità di vaccini e farmaci - conclude Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia - ma va considerata la situazione degli ospedali, già oggi sotto pressione per mancanza di personale, posti letto e risorse. Un eventuale incremento di casi rischia di portare i nosocomi al collasso". 
   

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