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Covid: meno casi e decessi ma netta riduzione tamponi

E' quanto rileva il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE

Covid: meno casi e decessi ma netta riduzione tamponi

Redazione Ansa

Scendono i casi di Covid in Italia cosi' come i ricoveri e i decessi ma è netta la riduzione dei tamponi (-23,6%). Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 4-10 maggio 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (286.350 contro 394.945) e dei decessi (842 contro 962). In calo anche i casi attualmente positivi (1.082.972 rispetto a 1.199.960), le persone in isolamento domiciliare (1.074.035 mentre prima erano 1.189.899), i ricoveri con sintomi (da 9.695 a 8.579) e le terapie intensive (da 366 a 358). 

"Prosegue la discesa del numero di nuovi casi settimanali (-27,5%) - dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione - che si attestano a quota 286 mila con una media mobile a 7 giorni che sfiora i 41 mila casi giornalieri, a fronte tuttavia di un calo del 23,6% dei tamponi totali". Nella settimana 4-10 maggio in tutte le Regioni si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi: dal -18,6% dell'Emilia-Romagna e della Provincia Autonoma di Bolzano al -32,9% della Puglia. Rispetto alla settimana precedente, in tutte le Province si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi (dal -4,8% di Verbano-Cusio-Ossola a -41,1% di Mantova). L'incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 48 Province: Chieti (897), Ascoli Piceno (818), Pescara (783), Teramo (768), Avellino (726), Catanzaro (700), Benevento (698), Crotone (674), Isernia (669), Salerno (669), Sud Sardegna (660), Campobasso (656), Fermo (626), Vicenza (625), Padova (623), Cagliari (620), Oristano (619), Caserta (610), Perugia (610), Macerata (607), L'Aquila (605), Potenza (603), Bari (599), Taranto (597), La Spezia (596), Treviso (575), Ravenna (572), Rovigo (569), Terni (562), Matera (561), Siracusa (553), Ancona (550), Venezia (548), Modena (548), Brindisi (544), Frosinone (539), Reggio nell'Emilia (538), Latina (538), Rieti (533), Cosenza (527), Verona (525), Ragusa (523), Siena (520), Bologna (520), Parma (515), Messina (511), Caltanissetta (507) e Verbano-Cusio-Ossola (502).

"Le inaccettabili disuguaglianze regionali sulle coperture con le quarte dosi dimostrano che le strategie di chiamata attiva sono molto più efficaci della prenotazione volontaria. Tuttavia, la lentezza con cui procedono le somministrazioni è spia di una serpeggiante esitazione vaccinale, spesso alimentata da discutibili consigli sanitari, che invitano ad aspettare l'autunno per effettuare l'ulteriore richiamo con vaccini "aggiornati". "In realtà, questa strategia attendista può essere molto rischiosa per tre ragioni. Innanzitutto, non vi è alcuna certezza su quando saranno disponibili questi vaccini aggiornati; in secondo luogo, i dati dimostrano sia il calo progressivo dell'efficacia vaccinale sulla malattia grave, sia una elevata mortalità negli over 80 già coperti con la terza dose; infine, si consolidano sempre più le prove di efficacia della quarta dose nel ridurre ospedalizzazioni e decessi. Senza mezzi termini: tenendo conto sia della particolare fragilità della platea a rischio, sia della elevata circolazione virale, la quarta dose deve essere fatta subito", conclude Cartabellotta. All'11 maggio sono 6,88 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino: 4,06 milioni attualmente vaccinabili, pari al 7% della platea con nette differenze regionali, dal 4,1% della Provincia Autonoma di Trento al 10,3% della Calabria. All'11 maggio sono state somministrate 39.426.220 le terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 8.283 somministrazioni al giorno. Il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell'82,6%, anche in questo caso con nette differenze regionali: dal 77% della Sicilia all'86,7% della Valle D'Aosta. Sono 8,28 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster. Infine all'11 maggio sono state somministrate 166.483 quarte dosi con un tasso di copertura del 21% e variazioni dal 3,8% del Molise al 73,1% del Piemonte.

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