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Covid: ancora rischio cardiovascolare a 3 mesi dalla guarigione

Allo studio L-arginina per il trattamento a lungo termine dei pazienti

Elettrocardiogramma

Redazione Ansa

A tre mesi dalla negativizzazione del test molecolare, nei pazienti guariti dal Covid-19 è ancora presente la disfunzione endoteliale, legata ad un aumento del rischio cardiovascolare. E' quanto emerge da uno studio della Fondazione Policlinico Universitaria Agostino Gemelli di Roma, condotto su 658 pazienti con Covid-19 in fase post-acuta.

Ricerche svolte durante la pandemia hanno dimostrato che i sintomi della disfunzione sono dovuti principalmente all'azione del virus sull'endotelio, tessuto che riveste le pareti interne del cuore e dei vasi sanguigni e modula l'aggregazione piastrinica, i processi coagulativi, la risposta all'infiammazione, regola le resistenze vascolari, protegge dall'effetto nocivo dei radicali liberi dell'ossigeno. Una sperimentazione sui pazienti Covid ricoverati nella terapia sub intensiva dell'ospedale Cotugno di Napoli, grazie ad una collaborazione tra il centro di riferimento per la cura delle malattie infettive partenopeo ed il consorzio Itme (International Translational Research and Medical Education), creato dall'università Federico II con la partecipazione dell'Albert Einstein Institute of Medicine di New York e con il coinvolgimento di Damor, ha confermato il ruolo centrale dell'endotelio.

Da qui l'evidenza che con un supplemento di L-arginina, aminoacido che presiede la produzione di ossido nitrico e citrullina da parte della cellula endoteliale, si sono dimezzati i tempi di degenza ospedaliera e si è ridotta la necessità del supporto ventilatorio. L'infezione da Covid-19 determina un aumento delle probabilità di andare incontro ad eventi cardiovascolari nell'anno seguente la guarigione dall'infezione ed apre un'importante prospettiva per l'utilizzo della L-arginina per il trattamento a lungo termine dei pazienti che sono stati affetti da covid-19. 


   

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