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Mancano 900mila ostetriche, il Covid le riconverte

Allarme Oms nel mondo, la pandemia le dirotta su altri servizi

Redazione Ansa

L'allarme era già stato 'suonato' nel 2014, ma senza grandi risultati. Ora l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), insieme all'Unfpa (l'agenzia Onu sulla salute sessuale e riproduttiva) e la Confederazione internazionale delle ostetriche, torna a richiamare l'attenzione sulla grave carenza di ostetriche nel mondo: ne mancano infatti 900.000, pari a 1/3 della forza lavoro globale richiesta in questo settore. E la pandemia ha peggiorato la situazione, con servizi ostetrici interrotti e molte professioniste dirottate a lavorare su altri fronti, lasciando cosí di fatto senza risposta i bisogni sanitari di molti madri e neonati.

A fare il punto è il rapporto State of World's Midwifery dell'Unfpa (l'agenzia Onu sulla salute sessuale e riproduttiva), in cui viene valutata la situazione di 194 paesi. "Il rapporto dice una cosa importante: il mondo ha bisogno urgentemente di 1,1 milioni di operatori essenziali della salute per assicurare cure riproduttive, sessuali, materne, neonatali e agli adolescenti. L'80% di questi lavoratori essenziali mancanti sono ostetriche", commenta Natalia Kanem, direttore esecutivo di Unfpa.

Uno dei principali fattori alla base di questo problema, secondo il documento, è la disuguaglianza di genere, il sotto-finanziamento, il non dare la priorità ai bisogni di salute sessuale e riproduttiva delle donne, e il mancato riconoscimento del ruolo delle ostetriche, il 93% delle quali sono appunto donne. Le ostetriche non solo seguono i parti, ma si occupano anche delle cure pre e post-natali, dei servizi di salute riproduttiva, contribuendo a rilevare e trattare le infezioni a trasmissione sessuale e assicurando i servizi di salute riproduttiva anche per gli adolescenti. Secondo un'analisi pubblicata su Lancet, se si riuscisse fare un investimento per colmare completamente questa carenza di ostetriche entro il 2035, si potrebbero evitare circa il 67% delle morti materne, il 64% di quelle neonatali e il 65% dei bambini nati morti, salvando 4,3 milioni di vite l'anno.

Tuttavia, sottolinea l'Oms, nonostante l'allarme lanciato già nel 2014 dal precedente rapporto, i progressi compiuti in questi 8 anni sono stati troppo lenti, rileva l'Oms. Al ritmo attuale, la situazione migliorerà pochissimo entro il 2030. "Le ostetriche sono continuamente svalutate e ignorate - commenta Franka Cadee, presidente della Confederazione internazionale delle ostetriche - è tempo che i governi intervengano, investendo su questo settore, per assicurare cure di qualità alle donne che partoriscono". (ANSA).
   

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