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Eterologa, dopo 5 anni 3000 coppie all'estero ogni anno

Circa 20 mila effettuate fino ad ora in Italia ma a rischio stop

Un embrione visto al microscopio

Redazione Ansa

 A cinque anni dalla sentenza che ha introdotto la fecondazione eterologa in Italia, circa 20mila coppie, nel nostro Paese, hanno avuto un figlio grazie a ovuli o spermatozoi donati. Ma il 'turismo procreativo' non si è interrotto e potrebbe tornare ad aumentare nei prossimi mesi.
    "Dal prossimo 29 aprile è a rischio l'attività di importazione di gameti in molti Centri di Procreazione Medicalmente Assistita, che praticano eterologa in Italia", denuncia Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni e avvocato di tante coppie che si sono rivolte ai tribunali contro la legge 40 sulla fecondazione assistita.
    Di pari passo con la diminuzione della fertilità, aumenta in Italia il ricorso alla procreazione assistita. In particolare, dopo la sentenza della Consulta del 9 aprile 2014, che ha abolito il divieto di eterologa, vi è stato un forte aumento delle tecniche che prevedono la donazione di gameti. Secondo i dati del registro nazionale sulla Pma, le coppie che hanno avuto accesso all'eterologa sono passate da 2.462 del 2015 a 5.450 del 2016 (+121%). Mentre per il 2017 e 2018 si stima un aumento annuo di circa il 20%, "per un totale, dal 2014 al 2019, di almeno 20.000 eterologhe effettuate nei centri italiani", spiega Antonio Guglielmino, presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU). Molte, però, ancora, le difficoltà per accedere all'eterologa. "Ad effettuarla", sottolinea Gianni Baldini, direttore della Fondazione PMA Italia, "sono circa 90 centri, per lo più privati e presenti al Centro Nord. Oltre alla migrazione interregionale, inoltre, ancora circa 3.000 coppie ogni anno scelgono di farla all'estero, per via di minori attese, prezzi concorrenziali e la possibilità di avere gameti non congelati". Ad oggi, infatti, spermatozoi e ovociti, sono quasi sempre importati, previo criocongelamento, tramite biobanche straniere. Tra le cause, precisa Filomena Gallo, "il fatto che in Italia non risulta operativo il registro nazionale dei donatori, istituito con la Legge di Stabilità 2015. A bloccarlo, anche il mancato recepimento della direttiva comunitaria sulla donazione di gameti": un vulnus sanato dall'adozione, da parte del Consiglio dei ministri di giovedì scorso, dello schema di Dpr che indica a quali esami e screening debbano sottoporsi i donatori. "Speriamo - auspica Guglielmino - che la nuova disciplina possa contribuire a far avviare le donazioni anche in Italia. Fino ad oggi infatti, non potevano esser svolte campagne per promuovere questo gesto di altruismo".
    Ma altri ostacoli rischiano di rendere difficile il percorso per le coppie che vogliono fare ricorso a queste tecniche. La legge prevede, infatti, che entro il 29 aprile 2019 i centri di Pma che utilizzano gameti importati, debbano essere certificati da parte del Centro Nazionale Trapianti. "Tuttavia, per ritardi organizzativi dovuti anche alle Regioni, sono molti i centri che non hanno potuto essere ispezionati e quindi non hanno avuto certificazione. Abbiamo pertanto scritto al ministro della Salute Giulia Grillo - conclude Guglielmino - per chiedere una ulteriore proroga del termine, almeno fino a fine anno". 
   

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