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>ANSA-LA-STORIA/Kenya, addio alla 'mama' di orfani con l'Hiv

Muore Piera Chiodi, un angelo della solidarietà italiana

Redazione Ansa

(ANSA) - NAIROBI, 18 GEN - Molti in Kenya sono in lutto in queste ore per la scomparsa di una bergamasca a buon diritto definibile un "angelo della solidarietà italiana" nel grande Paese dell'Africa orientale: l'anziana Piera Chiodi, che per oltre tre lustri ha prestato aiuto soprattutto a piccoli orfani sieropositivi, i più innocenti fra gli sfortunati.
    "Mama Piera" con una sola "m", come era chiamata da chi la conosceva senza poter fare altro che amarla, aveva 80 anni.
    Secondo quanto si è appreso a Nairobi, è deceduta improvvisamente per un non meglio precisato "malore", lasciando paradossalmente orfana la propria creazione: un orfanotrofio con oltre 130 bambini in gran parte sieropositivi nel villaggio di Mambrui, a nord della città costiera e turistica di Malindi.
    La dirigeva da sola, quell'istituzione quintessenza della bellezza e dell'afflizione che l'Africa offre e causa in proporzioni gigantesche: l'orfanotrofio sorge nei pressi di spiagge da post su Instagram, tutte palme, sabbie bianche e mare dalle infinite sfumature di verde e di blu; la struttura però ospita bambini tutti con gli occhi cui manca una mamma alla quale sorridere e con il virus dell'Aids annidato nei linfociti.
    Sono una frazione di quegli oltre 111 mila bimbi sieropositivi che l'Unicef aveva stimato due anni fa. Il suo orfanotrofio ('Children Centre') si chiama 'Asante sana': "Grazie tanto", in lingua swahili e Chiodi l'aveva fondato nel 2007 insieme al marito Roberto, già deceduto.
    La sua fama era tale che negli ultimi anni madri povere e malate di Aids si recavano con un fardello davanti a quella sorta di "ruota degli esposti" di Mambrui che è il cancello di 'Asante Sana'. Un gesto disperato dettato da una speranza: che "Mama Piera" avrebbe potuto offrire al loro piccolo l'inizio di una vita migliore.
    La donna aveva iniziato con la creazione di due dormitori per bambini infettati dall'Hiv, uno maschile e uno femminile.
    Strutture che avevano quei servizi igienici spesso inesistenti nelle baraccopoli e nei villaggi kenioti. Poi ci aveva aggiunto un grande refettorio con cucina. Il suo impegno aveva generato anche un asilo e una scuola elementare con otto classi dove lavorano 13 fra insegnanti e altro personale scolastico ora sgomenti.
    Il tutto usando solo donazioni che arrivavano dall'Italia, attratte e rassicurate dalla sua onestà ed energia, quest'ultima profusa lavorando di concerto con Suor Nadia, una religiosa veneta che gestisce un altro centro a Ndithini, vicino a Nairobi. (ANSA).
   

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