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Fecondazione, studio chiarisce perchè gli embrioni non si impiantano

Esperti, 'risultati saranno utili per il counseling alle coppie'

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Redazione Ansa

Aprire la 'scatola nera' della Procreazione medicalmente assistita (Pma) per comprendere i motivi per cui l'embrione non si impianta. Lo hanno fatto scienziati italiani attraverso una meta-analisi con l'obiettivo di passare in rassegna tutti i possibili elementi che portano a un insuccesso dopo il trasferimento di embrioni. Il lavoro, pubblicato su Human Reproduction Update, è oggetto di una comunicazione orale al congresso della Società europea di Medicina della riproduzione ed embriologia a Copenhagen. Gli esperti sono guidati da Danilo Cimadomo, Laura Rienzi e Antonio Capalbo, rispettivamente responsabile Ricerca e Sviluppo e direttore scientifico del gruppo Genera e Chief Scientific Officer di Juno Genetics, con colleghi della Columbia University di New York e dell'università Federico II di Napoli.
 

"Oggi la scienza ci consente di arrivare fino a un certo limite - spiega Rienzi - per cercare il successo nella Pma: lo strumento massimo che abbiamo è poter arrivare a coltivare gli embrioni a blastocisti e poi procedere con il test genetico pre-impianto: un embrione euploide (cioè risultato cromosomicamente sano al test pre-impianto) ha fra il 45 e il 65% di chance di essere un bambino sano che nasce. Il range di non impianto è la 'scatola nera'". Per cercare di aprirla sono stati passati in rassegna tutti i lavori precedenti, oltre 1600, che avevano investigato i fattori associati al fallimento di impianto di embrioni euploidi. Sono state dunque individuate diverse caratteristiche, spiega Cimadomo, che "hanno una maggiore influenza sul mancato impianto: a livello dell'embrione, una scarsa qualità della blastocisti in toto e uno sviluppo più lento; anche in presenza di blastocisti euploide, in donne over 38 si ha una lieve ma significativa riduzione del tasso di successo; un'esperienza pregressa di fallimento d'impianto; l'obesità. Nulla è emerso invece a livello di fattore maschile, mentre dal punto di vista clinico è apparso meglio congelare l'embrione piuttosto che allungare la coltura in attesa dell'esito diagnostico. Ancora, una tecnica di biopsia meno invasiva è apparsa associata con migliori risultati in termini di gravidanza". Questi, conclude l'esperto, "sono i fattori risultati significativi per il fallimento. Questo studio sarà anche molto utile ai fini del counseling alle coppie".
    
Procreazione assistita, anche età dell'uomo condiziona risultati

Anche l’età dell’uomo e i parametri del liquido seminale hanno un loro ruolo nella riuscita di un ciclo di Procreazione medicalmente assistita (Pma). Su questo argomento è da tempo in atto un approfondimento scientifico in tutto il mondo e i dati raccolti in Italia dal gruppo Genera, specializzato in Medicina della riproduzione, confermano l’esistenza di un possibile legame. Ad evidenziarlo è uno studio presentato come poster al congresso della Società europea di Medicina della riproduzione ed embriologia (Eshre) a Copenhagen. "In questo studio – afferma Rossella Mazzilli, androloga del centro Genera di Roma - ci siamo domandati quale fosse l'impatto dei parametri seminali e dell'età paterna sui risultati embriologici e clinici nei cicli di fecondazione assistita eseguiti tramite Icsi, l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo all’interno dell’ovocita, che si oppone alla Fivet in cui i gameti sono lasciati liberi di fecondarsi in vitro. Abbiamo osservato come una ridotta motilità degli spermatozoi e la presenza di una concentrazione, morfologia e motilità inferiore al 5° percentile, indicatore presente nei criteri Who-20ho21, sono associati a esiti embriologici peggiori, e per quanto riguarda l’età paterna, essa sembra influire negativamente".

In un altro studio, gli esperti hanno anche evidenziato come il test genetico pre-impianto per l'embrione (Pgt-A) ha senso anche se sono stati ottenuti solamente 1-2 embrioni: secondo uno studio presentato dal gruppo Genera insieme a Juno Genetics, la Pgt-a ha risparmiato in molte coppie transfer inutili e potenzialmente rischiosi, oltre che mediamente un mese di tempo per concludere con successo il loro trattamento. Il tasso di aborto nel gruppo senza Pgt-A è risultato infatti del 28% contro il 12% del gruppo con Pgt-A (9 donne hanno abortito contro 21).

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