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Tumori vie biliari, colpiti oltre 5 mila italiani ogni anno

Il 25% delle diagnosi è casuale, metà dei casi si sviluppa senza motivo apparente

Frammenti di tessuto del fegato ottenuti nella prima 'fabbrica di organi' e derivati da cellule staminali umane riprogrammate (Ips) (fonte: Cincinnati Children's/Yokohama City University)

Redazione Ansa

Oltre 5 mila italiani sono colpiti ogni anno da tumori alle vie biliari. Il 25% delle diagnosi è casuale, metà dei casi si sviluppa senza motivo apparente con sintomi assenti o tardivi. E la localizzazione è in sedi difficili o nascoste, come l'interno o in prossimità del fegato e la colecisti, con possibilità di raddoppio del volume in soli 28 giorni contro i 190 del tumore della mammella. Sono alcuni aspetti allarmanti ricordati da Ropi (Rete Oncologica Pazienti Italia) approfondite nel nuovo Quaderno che sarà presentato con un webinar lunedì 5 luglio.

La diagnosi precoce di questi tipi di tumori è 'fortuita' (20-25% dei casi) e spesso dipende da un'ecografia del fegato o dell'addome eseguite per altre cause. Nel 50% circa dei casi la malattia si sviluppa senza motivo apparente. La ricerca offre oggi nuove e importanti opportunità terapeutiche: almeno quattro farmaci di ultima generazione che vanno a colpire due geni responsabili della malattia, IDH1 e FGFR2, e in grado di aumentare la sopravvivenza, migliorare la qualità della vita e ridurre la mortalità di circa il 30%.

"I tumori delle vie biliari che comprendono i tumori della colecisti e i colangiocarcinomi - spiega la presidente di Fondazione Aiom, Stefania Gori - hanno manifestazioni differenti a seconda della sede e del tipo di crescita. Nella gran parte dei casi sono asintomatici in fase iniziale per poi sviluppare in caso di colangiocarcinoma intraepatico o extraepatico (dentro o fuori dal fegato). Ecco perché questo Quaderno di Ropi è particolarmente importante", spiega la presidente di Fondazione Aiom, Stefania Gori. "Negli ultimi anni - aggiunge Giovanni Brandi, oncologo medico presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Sant'Orsola Malpighi di Bologna e Fondatore del Gruppo Gico (Gruppo Italiano Colangiocarcinoma) - è più frequente la diagnosi di colangiocarcinomi intraepatici. Una crescita presumibilmente attribuibile a differenze geografiche e a cambiamenti temporali dei fattori di rischio associati alle differenti forme tumorali". "La nostra Associazione - conclude Paolo Leonardi, Presidente di APIC (Associazione Pazienti Italiani con Colangiocarcinoma) - ha raccolto all'interno del sito (www.apicinfo.it) utili informazioni sulla malattia e soprattutto sui centri accreditati e di alta specialità cui rivolgersi".
   

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