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Malattie intestinali croniche, biosimilari poco conosciuti

Il 75% dei pazienti non informato, ma possibili grandi risparmi

farmaci biosimilari

Redazione Ansa

Nonostante già da qualche anno ci siano farmaci biosimilari destinati ai pazienti con malattie intestinali croniche come il morbo di Crohn una grande maggioranza di questi non è abbastanza informata. Lo afferma una ricerca dell'associazione di pazienti Amici Onlus presentata oggi all'evento "Value for the Future" organizzato da Sandoz a Roma.

    La ricerca, ha spiegato Salvatore Leone, Direttore Generale dell'Associazione, ha riguardato 1700 pazienti. "Il 75% si è detto non particolarmente informato sui biosimilari - ha sottolineato -, ma nonostante questo solo il 5,7% ne ha rifiutato uno quando il medico gliel'ha proposto. E' necessaria una maggiore informazione al paziente a tutti i livelli, non soltanto da parte dei medici ma anche dall'Aifa".

    In Italia, ha sottolineato Alessandro Armuzzi, Responsabile IBD Unit della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma, si stimano 250mila pazienti con morbo di Crohn o colite ulcerosa.
    "Dall'adozione dei biosimilari, che per efficacia e sicurezza sono del tutto sovrapponibili agli originatori, possono derivare grandi risparmi, con il costo di una terapia che scende anche di 5 o 6 volte".

    Della necessità di coinvolgere di più i pazienti è convinto anche Luigi Sinigaglia, Direttore della Struttura complessa di Reumatologia del Gaetano Pini-CTO di Milano. "I biosimilari danno un notevole contributo in termini di continuità terapeutica - ha spiegato - consentono un maggiore e più veloce accesso alle terapie. L'unica criticità è la continuità terapeutica, il paziente deve poter essere trattato con lo stesso farmaco che gli ha già dato dei benefici. L'eventuale adozione dei biosimilari è un passaggio che richiede una attenta informazione del paziente".
   

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