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Da domenica su Rai 3 la docuserie 'Ragazzi del Bambino Gesù'

10 storie di giovani pazienti,raccontati nella loro quotidianità

Redazione Ansa

ROMA - Alessia ha 16 anni e, a causa di una cardiopatia congenita, è in attesa di un trapianto di cuore.

    Simone viene dalla provincia di Avellino e una leucemia linfoblastica acuta lo costringe a cicli di chemioterapia.

    Caterina ha 15 anni, è nata ad Acerra, e ha dovuto subire un trapianto di rene, donatole da sua madre. Sono loro alcuni dei dieci protagonisti della serie di documentari "I ragazzi del Bambino Gesù", che andrà in onda su Rai3 alle 22.50 per dieci domeniche, a partire dal 19 febbraio.

    Per la prima volta il Bambino Gesù, ospedale pediatrico più grande d'Europa che ogni anno accoglie 100mila pazienti da ogni parte d'Italia, apre le porte mostrando la vita di dieci giovani affetti da gravi malattie, così come la quotidianità delle loro famiglie e dello staff medico. Speranza, sacrifici, determinazione, voglia di guarire, ma anche professionalità, sono gli 'ingredienti' di un viaggio durato ben un anno.

    Patrocinato dal Ministero della Salute e dal Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, "questo - ha sottolineato il direttore generale Rai Antonio Campo Dall'Orto in conferenza stampa - è un vero e proprio progetto. Sarebbe riduttivo chiamarlo solo 'programma'". "Abbiamo fatto un lavoro di ascolto di ragazzi genitori, medici infermieri e cercato poi di restituirlo nel modo più autentico possibile", spiega Simona Ercolani, ideatrice della docu-serie.
"Abbiamo raccontato i ragazzi stando 'un metro indietro', senza spingere sulla struttura narrativa" e senza mai dimenticare che "questi ragazzi non sono la loro malattia", "ma nella sfortuna di avere una malattia, hanno la capacità di vedere le cose con maggiore lucidità". "Quando ci è stato proposto questo documentario - ricorda la presidente del Bambino Gesù Mariella Enoc - ci ho creduto subito. Poi ho avuto una grande crisi esistenziale perché sapevo le difficoltà che avrei incontrato nell'esporre il dolore dei bambini. Ho però dato spazio al mio ottimismo".

Queste storie infatti, prosegue, potevano "raccontare il volto bello di questa realtà. Un esempio del fatto che in questo Paese c'è una buona sanità". A crederci, fin dall'inizio, è stata anche il direttore di Rai3 Daria Bignardi. "Sono ragazzi autentici, che non nascondono le loro paure e difficoltà. Ci hanno insegnato moltissimo e insegneranno molto a tutti coloro che vedranno questo lavoro".  
   

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