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Pazienti anemici a rischio complicanze interventi chirurgici

Iss, approccio mirato con o senza farmaci consente di evitarle

Pazienti anemici a rischio complicanze interventi chirurgici

Redazione Ansa

ROMA - Migliaia di pazienti rischiano complicanze affrontando un intervento di chirurgia maggiore perché entrano in sala operatoria con anemia, un problema che potrebbe essere evitato con una serie di tecniche e strategie multidisciplinari che vanno sotto il nome di Patient Blood Management (PBM). Di questo si è discusso oggi durante un convegno organizzato dal Centro Nazionale Sangue (CNS)-Istituto Superiore di Sanità (ISS).

    Secondo alcuni studi, affrontare da anemici un intervento di chirurgia maggiore può aumentare il rischio di mortalità dal 3% al 10%, e secondo i dati OMS dal 5 al 20% della popolazione Italiana è affetta da anemia (moderata). "La corretta gestione del paziente alla vigilia di un intervento chirurgico è un momento cruciale - spiega Giancarlo Liumbruno, direttore del Centro Nazionale Sangue -. E' noto che l'anemia è un fattore di rischio per complicanze nel postoperatorio e, quindi, una controindicazione all'effettuazione di interventi chirurgici (programmati) che prevedano un importante rischio di sanguinamento".

    Il PBM consiste in una serie di tecniche farmacologiche e non farmacologiche da adottare prima, durante e dopo l'intervento secondo tre 'pilastri': ottimizzare la capacità di produrre globuli rossi, ad esempio trattando l'anemia prima dell'operazione; ridurre al minimo il sanguinamento, un risultato ottenibile con tecniche chirurgiche particolari o utilizzando terapie specifiche; ottimizzare la tolleranza verso l'anemia, agendo anche con farmaci sulla capacità dell'organismo di tollerarla. Se ben applicato, il PBM oltre a evitare le complicanze, può ridurre i tempi di degenza e ridurre fino al 20% i costi legati alle terapie trasfusionali.  
   

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