Focus Tumore

Identificata una proteina spia per i tumori al fegato

Studio dell'Università di Trento pubblicato su 'Science Advances

Redazione Ansa

(ANSA) - TRENTO, 27 MAR - Un gruppo di ricerca dell'Università di Trento, guidato dal docente di biologia applicata al Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata, Fulvio Chiacchiera, ha identificato alcuni meccanismi alla base dello sviluppo dei tumori epatici, a seguito di mutazioni del gene Arid1A, che si riscontrano in una percentuale consistente di questo tipo di tumori. I risultati - informa l'ateneo - sono stati pubblicati sulla rivista "Science Advances".
    Lo studio è stato svolto in collaborazione con l'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e con l'Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) della Provincia autonoma di Trento, grazie al sostegno di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. I ricercatori - oltre a Chiacchiera, l'articolo è firmato da Alessandro D'Ambrosio, Davide Bressan ed Elisa Ferracci - hanno scoperto che le mutazioni di Ctnnb1 associate a quelle del gene Arid1A portano allo sviluppo di tumori epatici particolarmente aggressivi, in grado di dare metastasi nei polmoni. Se i dati ottenuti saranno confermati negli studi clinici, la presenza di mutazioni nel gene Arid1A individuate prima dello sviluppo del tumore potrebbe fornire indicazioni preziose ai medici sulla necessità di sottoporre il paziente a esami e controlli approfonditi.
    "I dati a nostra disposizione dimostrano l'importanza della proteina codificata dal gene Arid1A nel salvaguardare l'integrità del genoma. Quando questo gene subisce una mutazione che determina la perdita della funzione della proteina, aumentano i danni a carico del Dna. Questo accresce la frequenza con cui altre mutazioni potenzialmente pericolose possono essere acquisite e si accompagna a un aumento dell'infiammazione, tutti fattori che promuovono lo sviluppo dei tumori", ha spiegato Chiacchiera.
    Il tumore al fegato è tra i più diffusi e con il più alto tasso di mortalità. Ogni anno, colpisce circa 90mila persone in Europa e 13mila in Italia. È una neoplasia tendenzialmente silente e per questo la diagnosi è spesso tardiva, fattore che contribuisce a limitare drasticamente le possibilità di cura.
    (ANSA).
   

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