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Sarcoma di Ewing, protocollo italiano migliora sopravvivenza

Studiato su pazienti con metastasi, ha meno effetti collaterali

Redazione Ansa

I giovani pazienti affetti da sarcoma di Ewing con metastasi ai polmoni possono beneficiare di un miglior controllo della malattia e minori effetti tossici dovuti alle cure, grazie a una radioterapia a dosi ridotte, somministrata dopo la chemio. Questi i risultati di un protocollo italiano, illustrato all'ultimo congresso della Connective Tissue Oncology Society (CTOS) da Massimo Eraldo Abate, direttore della Struttura Complessa di Oncologia Pediatrica dell'Ospedale Santobono-Pausilipon di Napoli.

II sarcoma di Ewing è un tumore maligno che colpisce soprattutto bambini e adolescenti. Le sedi più spesso interessate sono le ossa del bacino, degli arti e del torace, e nel 25% dei casi si presenta con metastasi già all'esordio di malattia, prevalentemente in sede polmonare. In Italia, a partire dal 1999, sono stati avviati protocolli di trattamento per le forme con metastasi polmonari in cui si prevede l'associazione di chemioterapia seguita, dopo almeno 8 settimane di intervallo, dal trattamento di radioterapia ai polmoni 'a dosi ridotte'. "L'esperienza italiana - spiega Abate - è unica nel panorama internazionale. Tradizionalmente infatti, l'irradiazione polmonare è utilizzata 'a dosi piene' e, per questo provoca una alta tossicità polmonare che può essere causa di fibrosi, una malattia respiratoria che si presenta con indurimento e cicatrizzazione del tessuto che circonda gli alveoli". Per verificare l'efficacia dei protocolli 'made in Italy', tra il 1999 e il 2017, 69 pazienti con sarcoma di Ewing e metastasi polmonari sono stati trattati in 11 centri italiani nell'ambito di uno studio clinico guidato da Abate, all'epoca medico dirigente presso l'Unità di Chemioterapia dei tumori dell'apparato locomotore dell'Istituto Ortopedico Rizzoli (IOR) di Bologna. L'età mediana alla diagnosi era di 14 anni e il 77% dei pazienti presentava metastasi in entrambi i polmoni.

Complessivamente, la sopravvivenza a 3 anni libera da eventi, è risultata del 69% a fronte del 55% di quanto si ottiene facendo i protocolli tradizionali che prevedono chemioterapia + radioterapia polmonare a dosi piene. "Oltre a portare a un miglior controllo della malattia, il nostro protocollo ha diminuito la tossicità e gli effetti collaterali della terapia: ha provocato, infatti, solo in un terzo dei pazienti dei sintomi respiratori, peraltro lievi e che si sono risolti nel tempo.

Questi risultati sono al vaglio della società scientifica Consorzio Euro-Ewing, che potrebbe implementarli nel futuro protocollo di trattamento". 
   

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