Focus Tumore

Melanoma, regola dell'Abcde per tenere sotto controllo i nei

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 21 FEB - Un trucco semplice, che si richiama alle prime lettere dell'alfabeto, può aiutare a identificare quando un neo ha bisogno di essere controllato e può essere quindi salva- vita, riducendo il rischio di melanoma, uno dei tumori più insidiosi della pelle. È la regola dell'Abcde, dove 'a' sta per asimmetria, 'b' per bordi, 'c' per colore, 'd' per dimensioni ed 'e' per evoluzione. A spiegarlo il dottor Pierluigi Buccini, dirigente medico di primo livello all'Istituto San Gallicano di Roma. "La 'a' sta per asimmetria, la 'b' per bordi ( bisogna stare attenti se vi sono irregolarità nel perimetro del neo), la 'c' per colore. È importante che la pigmentazione sia omogenea. Se ad esempio c'è il colore marrone scuro insieme al nero nel stesso neo questo può essere un motivo di allarme. In generale, poi, se ad esempio si hanno tutti i nei chiari e uno solo scuro, o viceversa, quello diverso va esaminato - spiega Buccini - poi c'è la ' d'che sta per dimensioni: il cut-off, in sostanza il valore soglia, è cinque millimetri, anche se c'è un 10% di melanomi che è più piccolo.
    Infine, molto importante è la 'e' di evoluzione. Bisogna monitorare ogni modificazione di forma, colore, grandezza ma anche altezza. Occorre fare attenzione ad esempio anche se un neo è più alto, più gonfio". Se l'auto- osservazione e l'osservazione familiare sono le chiavi per una diagnosi precoce, poi vi sono secondo lo specialista gli strumenti e gli esami medici adatti, come l'epiluminescenza, sia portatile con un dermatoscopio, sia più sofisticata, che permette cioè di memorizzare le immagini su un database consentendo ad esempio di monitorare lo stesso neo nel tempo. Il primo passo, se qualcosa non va, è un intervento localizzato. "Si tratta di un intervento banale, spessissimo molti casi si risolvono così. Se si tratta di melanomi cosiddetti in situ, localizzati sull'epidermide e che non sono entrati in contatto con il sistema linfatico e sanguigno" evidenzia Buccini. Se ci sono invece ulcerazioni e la lesione è più profonda di un millimetro allora occorre ricorrere a un altro esame, quello del linfonodo sentinella, che come spiega lo specialista permette di capire se è stato 'intaccato' il sistema linfatico. È comunque l'esame istologico, cioè del tessuto prelevato dal paziente, che permette di fare inizialmente la diagnosi. Vi sono poi- come sottolinea Buccini- dei melanomi che danno metastasi, in cui la situazione è ormai molto avanzata, per i quali c'è una novità che molto ha già cambiato e molto ancora potrà cambiare nelle terapie. Si tratta dell'immunoterapia "con gli anticorpi monoclonali, che vanno a legarsi a siti specifici di cellule del sistema immunitario che non riescono a eliminare le cellule indesiderate , che possono mascherarsi o ridurre l'attività di sorveglianza del sistema immunitario stesso. In sostanza. si stimola il sistema immunitario a combattere la cellula cancerosa". La terapia standard prevede immunoterapia adiuvante con interferone. "L'immunoterapia va bene per la maggior parte dei pazienti, c'è chi risponde meglio e chi invece peggio" conclude lo specialista.
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it