Diabete

Covid: se il diabete è controllato la prognosi è migliore

Covid non aumenta rischio di diventare diabetici.Novità dall'ADA

Giornata Mondiale Diabete, colpisce una persona su 10 mondo

Redazione Ansa

Lo stretto controllo della glicemia nei pazienti diabetici che si ammalano di Covid permette una prognosi migliore e meno rischio di forme gravi. Dal canto suo, il Sars-CoV-2 non sembra esporre a maggior rischio di sviluppare diabete. Queste alcune delle novità emerse all'81/mo congresso dell'American Diabetes Association (Ada), illustrate oggi dalla Società Italiana di Diabetologia (Sid) al webinar "Best of ADA".

In questi mesi, diversi studi hanno cercato di dare una riposta in merito al rischio che hanno le persone con diabete nel momento in cui contraggono l'infezione da Sars CoV-2. "Ne è emerso che il diabete - ha spiegato Gianluca Perseghin, membro del Comitato Scientifico Fondazione Diabete Ricerca Onlus della Sid e professore ordinario di Endocrinologia all'Università degli Studi Milano Bicocca - non espone ad un rischio aumentato di contrarre il Sars CoV-2, ma nella persona con diabete il Covid-19 rischia di assumere i tratti di un'infezione molto grave, tale da richiedere il ricovero in ospedale e anche il ricovero in terapia intensiva. L'iperglicemia di per sé, indipendentemente dalla diagnosi di diabete, appare associata ad una prognosi peggiore in caso di infezione da Sars-Cov.2". A maggior rischio, come noto, sono pazienti, sia con diabete di tipo 1 che 2, con complicanze cardiovascolari del diabete e con sovrappeso. Ma altro fattore di rischio per un esito infausto è la variabilità della glicemia, ovvero dei livelli di zuccheri nel sangue, nel corso del ricovero.

Sul fronte delle terapie, i dati hanno definitivamente scagionato dalle accuse di favorire l'infezione da coronavirus i farmaci antipertensivi delle classi degli ACE-inibitori e dei sartani, che molti diabetici assumono. Mentre rispetto nello specifico alle terapie anti-diabete, lo studio DARE-19 presentato all'Ada dimostra che la somministrazione di dapagliflozin in corso di Covid-19, conclude Perseghin, "è sicura e non andrebbe dunque interrotta nei pazienti già in trattamento al momento dell'infezione".
   

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