Rubriche

Arriva il formaggio per pazienti con insufficienza renale

Brevetto Policlinico Milano, si basa su metodo cattura fosfati

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 12 APR - I pazienti con insufficienza renale o in dialisi devono seguire una dieta rigida, con molte privazioni, tra cui evitare i formaggi per non assumere troppi fosfati. Questo divieto potrebbe presto essere 'revocato' grazie a una nuova tecnologia, chiamata FriP, che consente di produrre formaggi i cui fosfati non vengono assorbiti dall'intestino ma vengono eliminati dallo stesso organo, ed è addirittura in grado di evitare l'assorbimento di quelli contenuti in altri alimenti: in questo modo il paziente può tornare a mangiare prodotti caseari e ha un migliore controllo sulla propria salute senza assumere ulteriori farmaci. A brevettare il metodo FriP è Gianluigi Ardissino, specialista della Nefrologia, Dialisi e Trapianto pediatrico al Policlinico di Milano insieme ad Antonio Groppelli, imprenditore di prodotti caesari. Il brevetto, registrato proprio dal Policlinico, è stato concesso gratuitamente ad alcune aziende casearie per favorirne la diffusione sul territorio: l'obiettivo è di migliorare il più possibile la qualità di vita delle persone con patologie renali e in particolare ai dializzati, ai quali i formaggi sono pressoché proibiti per ragioni di salute.
    "I pazienti in dialisi o che hanno un'insufficienza renale devono seguire una dieta con molte privazioni - spiega Ardissino - perché i loro reni non riescono più a smaltire adeguatamente le scorie in eccesso. Ad esempio devono fare attenzione a certe verdure per non accumulare troppo potassio, e devono evitare i formaggi per non assumere troppi fosfati, che se si accumulano nel sangue portano ad una aterosclerosi precoce". L'intuizione alla base della tecnologia FriP è venuta al medico da un collegamento mentale basato su un ricordo, quello dei neonati con problema renale alla nascita: negli anni '90 i medici aggiungevano al loro latte del carbonato di calcio, un integratore alimentare naturale capace di 'catturare' i fosfati, neutralizzandoli. Questo processo tecnicamente si chiama chelazione e porta ad eliminare i fosfati attraverso l'intestino, evitando così di sovraccaricare i reni. Il formaggio prodotto col metodo FriP funziona allo stesso modo: viene arricchito con carbonato di calcio così da bloccare i fosfati nell'alimento già durante la produzione, e da chelare (cioè eliminare) quelli eventualmente contenuti in altri alimenti, se assunti a poca distanza dal formaggio FriP.
    "La tecnologia FriP potrebbe avere un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti con insufficienza renale - commenta Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano - un dializzato in media ha 60-75 anni, e quando la sera torna a casa magari sfinito da una dialisi pesante deve pure seguire una dieta in cui gli sono vietate tante cose. In mezzo a tante privazioni, poter offrire un alimento sano invece che una pillola in più dà il vero senso del nostro mestiere: quello di fare ricerca, trovare nuove soluzioni ai problemi di salute e metterle immediatamente a disposizione delle persone". "Il prossimo passo - aggiunge Marco Giachetti, presidente dell'Ospedale - sarà quello di utilizzare il latte proveniente dalle cascine dell'Ospedale per avviare una produzione autonoma del FriP a marchio Ca' Granda, con filiera biologica, corta e garantita aumentando ulteriormente il nostro supporto ai pazienti nefropatici dell'area milanese e lombarda".
    In questo momento qualche formaggio prodotto con la tecnologia FriP è disponibile in via sperimentale, grazie all'interessamento delle associazioni di pazienti. L'obiettivo, dopo questa fase di test, è rendere i prodotti FriP disponibili su scala più ampia, per migliorare la qualità di vita dei pazienti con patologie renali. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it