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Il cacao, fonte sconosciuta e golosa di vitamina D

Ma se ne dovrebbe mangiare troppo per soddisfare fabbisogno

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 27 SET - Ancora una buona notizia per gli amanti del cioccolato, quello fondente in particolare. Il cacao è una fonte 'gustosa' (e finora non nota) di vitamina D, un elemento essenziale la cui mancanza aumenta il rischio di avere ossa fragili e sviluppare malattie respiratorie. Lo rileva uno studio della Martin Luther University Halle-Wittenberg, pubblicato su Food Chemistry. Secondo gli studiosi, il cacao e gli alimenti che lo contengono hanno quantità significative di vitamina D2 e ad averne di più sono burro di cacao e cioccolato fondente. I ricercatori sospettavano che contenessero una fonte di vitamina D precedentemente sconosciuta. Le fave di cacao vengono infatti essiccate dopo la fermentazione, poste su stuoie ed esposti al sole per una o due settimane. I precursori della vitamina D, che presumibilmente provengono da funghi innocui, vengono trasformati dalla luce solare in vitamina D2. Per testare la teoria, il gruppo di ricerca ha analizzato vari prodotti e polveri di cacao utilizzando un esame denominato spettrometria di massa. È emerso che sono una fonte di vitamina D2, ma la quantità varia notevolmente: il cioccolato fondente ne ha un contenuto relativamente alto, mentre ce n'è pochissimo nel cioccolato bianco. "Questo non è sorprendente, in quanto il contenuto di cacao nella cioccolata bianca è significativamente inferiore e conferma il nostro assunto che il cacao sia la fonte di vitamina D2", spiega Gabriele Stangl, una delle autrici dello studio. Il suggerimento è comunque non consumare grandi quantità di cioccolato: "Se ne dovrebbero mangiare enormi quantità per coprire i fabbisogni di vitamina D - aggiunge Stangl - questo non sarebbe affatto sano, per l'alto contenuto di zuccheri e grassi". Il gruppo di ricerca sta invece studiando se sia possibile produrre alimenti senza zucchero contenenti cacao, come la pasta, che possano aumentare i livelli di vitamina D2 nell'uomo.(ANSA).
   

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