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Asaps riconosciuta parte civile processi omicidio stradale

Conferma ruolo Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale

Asaps riconosciuta parte civile processi omicidio stradale

Redazione Ansa

Con lo svolgimento del processo che ha visto la condanna a quattro anni di reclusione, a seguito di patteggiamento, di una ventottenne che sotto l'effetto di cocaina aveva provocato la morte di un motociclista, il Tribunale di Padova ha confermato per la terza volta la legittimità della costituzione come parte civile nel giudizi per omicidio stradale della Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale).

In particolare l'Asaps è stata riconosciuta come associazione rappresentativa di interessi diffusi nel campo della sicurezza stradale, settore in cui opera fin dal 1991, con una costante e meritoria opera di sensibilizzazione.

Quello di Padova era stato il primo Tribunale in Italia a riconoscere il ruolo dell'Asaps come associazione rappresentativa di interessi diffusi nel campo della sicurezza stradale. In quel caso la legge sull'omicidio stradale, fortemente voluta dall'Asaps, era stata appena approvata (marzo 2016) e nel mese di dicembre dello stesso anno il Tribunale aveva consentito all'Associazione di affiancare il pubblico ministero nel sostenere l'accusa nei confronti di una donna che, giudando sotto l'effetto dell'alcool e distraendosi con l'uso del cellulare, aveva provocato un incidente mortale.

Un secondo caso di ammissione dell'Asaps come parte civile si era poi concluso a metà dicembre del 2019: si trattava di una fuga dopo un grave incidente con una omissione di soccorso risultata fatale ad un giovane di origine straniera che investito era stato catapultato in un canale. Da ultima a fine gennaio 2020 una terza ammissione come parte civile dell'Asaps, rappresentata in giudizio dall'avvocato Alfrida Bearzotti del Foro di Belluno e dall'avvocato Augusto Baldassari di Forlì (luogo, quest'ultimo, dove ha sede l'associazione).

"Asaps - spiega Giordano Biserni presidente dell'associazione - è nata nel 1991 proprio perché non ne potevamo più di una Romagna emblema delle stragi del sabato sera, e di famiglie disperate per la perdita dei propri figli. Abbiamo portato avanti una sensibilizzazione massiccia".

Un'opera che non è stata solo di denuncia, ma di interventi concreti: come quello di raccogliere assieme all'associazione delle vittime della strada Lorenzo Guarnieri di Firenze ben 85 mila firme per promuovere la nuova legge sull'omicidio stradale.

Approvata la legge è iniziato un impegno nei Tribunali, al fianco dei Pubblici Ministeri e dei familiari delle vittime, per garantire l'applicazione delle nuove norme. Un impegno riconosciuto per primo dal Tribunale di Padova e riconfermato per ben tre volte. 

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