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Giorgetti, 'non c'è sviluppo senza industria e manifattura'

Ministro all'Assemblea Anfia, 'rivendico mancata firma a Cop26'

Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti

Redazione Ansa

All'assemblea pubblica dell'Anfia, questa mattina a Firenze, è intervenuto anche il il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, chiamato ad indicare le mosse del governo sulla transizione energetica, nel campo dell'automotive come nella filiera produttiva più in generale. "Il governo italiano ha tenuto un profilo diverso rispetto ad altri Paesi e rivendico la mancata sottoscrizione di Cop26 - ha detto Giorgetti - quando sembrava scontato sottoscrivere un documento su un futuro fatto solo di auto elettriche. L'Italia difende il principio di neutralità tecnologica e cioè ritiene che accanto all'auto elettrica dovranno esserci altre tencologie, dall'idrogeno ai bio combustibili".

Sul futuro prossimo dell'industria automotive avranno un peso anche le imminenti decisioni dell'Europa. "Per decidere le regole - ha detto Giorgetti, anche a proposito della votazione in programma il 7 e 8 giugno al Parlamento europeo sul pacchetto di riforme climatiche Fit for 55 - ci sono anche altre considerazioni di carattere geopolitico da tenere presenti, come la difesa di una produzione che fa parte della nostra tradizione. Non possiamo accettare di mettere in discussione un settore sulla base di numeri inaccettabili. L'Europa deve capire che non ci sono tavole della legge e anche a Bruxelles, in quella grande bolla dove si producono norme importanti, tocca fare i conti con la realtà".
Sulla strada che Giorgetti invita a percorrere non ci sono poi solo piani economici concentrati sulla domanda, anche nell'automotive. "Per rivoluzionare l'offerta - ha detto il ministro - abbiamo bisogno degli imprenditori e di uno Stato che offra loro gli strumenti per affrontare le trasformazioni.

Stiamo tentando anche di convincere i grandi player nazionali a riportare in Italia la produzione delocalizzata. Il clima che deve prevalere è quello secondo il quale non può esserci un sviluppo economico senza l'industria e la manifattura. Se si perde questa dimensione, che ha fatto la fortuna del Paese nel dopoguerra, mancheranno le basi". 

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