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'Torino diventi capitale della mobilità sostenibile'

Sindacati, ambientalisti e imprese, 'player cinese può aiutare'

Redazione Ansa

Sindacati e associazioni ambientaliste chiedono di accelerare la transizione ecologica e guardano a Torino come la capitale della nuova mobilità elettrica. Frena, invece, l'Anfia che ricorda come 400 aziende con 70.000 posti di lavoro, legate al motore endotermico, rischino di non sopravvivere. Il focus è anche sul secondo produttore, magari cinese, che potrebbe arrivare in Italia. Sono i temi al centro dell'appuntamento annuale dell'Alleanza Clima Lavoro a Torino. Trentacinque relatori - rappresentanti istituzionali, esponenti di organizzazioni sindacali, imprenditoriali e ambientaliste, esperti - si sono alternati per due giorni sul palco della Camera del Lavoro per parlare di temi, problemi e opportunità connessi alla mobilità elettrica.
    "La produzione dell'auto si difende e si mantiene se prepara l'auto di domani, cioè l'auto elettrica. Abbiamo bisogno di avere prodotti compatibili con il nostro pianeta, ma quei prodotti devono essere giusti anche per chi li produce: con un giusto salario, un giusto orario e senza precarietà" spiega Giorgio Airaudo, segretario della Cgil Piemonte, ispiratore dell'iniziativa.
    Fa da sfondo all'incontro la polemica con Stellantis. al centro delle cronache di questi giorni. "Non c'è nessuno scontro. C'è un confronto lineare, trasparente e diretto.
    Abbiamo insediato un tavolo Stellantis con l'obiettivo di produrre di più in Italia" chiarisce il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. "L'amministratore delegato di una grande multinazionale e il presidente del Consiglio non possono discutere sui giornali. La Fiom lancia una proposta: vediamoci a Torino, organizziamo un incontro con Tavares, il premier e i sindacati, magari a Mirafiori" afferma il numero uno della Fiom, Michele De Palma che, in vista del tavolo automotive al Mimit chiede che "si esca dal cinema e si entri nella realtà".
    Per Gianmarco Giorda, direttore dell'Anfia, equiparare i dazi tra esportazioni e importazioni Cina-Europa, che oggi hanno un differenziale del 15%, potrebbe favorire l'arrivo di costruttori cinesi in Italia. "I cinesi - osserva Giorda - stanno iniziando a vendere in Europa volumi sempre più significativi di auto, per ora prodotte principalmente in Cina.
    Vediamo qualche segnale di interesse a investire in Europa.
    L'Italia si deve candidare. Il governo fa bene a lavorare per intercettare un secondo gruppo automotive". Anche il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, parla della necessità "di attrarre player stranieri nel nostro Paese": "L'arrivo dei cinesi è già sotto agli occhi di tutti: avere la capacità di dirottarli in Italia per creare posti di lavoro e maggiore valore aggiunto, forzandoli magari a comprare componentistica in Italia, aiuterebbe nel breve". 
   

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