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Stop alla vendita auto benzina-diesel dal 2035, governo contro la Ue

Urso, 'i tempi non coincidono con la realtà'. Tajani, 'Sbagliano'

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Redazione Ansa

Il governo attacca l'ok dell'Eurocamera all'accordo sullo stop ai veicoli a benzina e diesel di nuova immatricolazione a partire dal 2035. Dopo l'affondo di ieri del ministro Salvini - che aveva parlato di decisione folle e sconcertante -, il ministro dell'Industria e Made in Italy Urso dice che l'Italia è in ritardo sulla transizione nel comparto auto e si deve accelerare, ma tempi e modi imposti dall' Europa 'non coincidono con la realtà'.   "L'Italia è in ritardo" sulla transizione nel comparto auto e dobbiamo "accelerare sguli investimenti" ma i "tempi e modi che l'Europa ci impone non coincidono con la realtà europea e soprattutto italiana. Non possiamo affrontare la realtà con una visione ideologica e faziosa che sembra emergere dalle istituzioni europee". Il ministro si è chiesto perchè l'Europa non adotti "la neutralità tecnologica" e una tempistica che risponda più alla realtà e graduale, consentendo anche altre fonti come biocombustibili, biometano e idrogeno. "Questa visione ideologica - afferma - mi sembra la stessa di qualche anno fa quando si guardava alla Russia come unica fonte energetica per l'Europa" e rischiamo ora "di passare dalla dipendenza energetica dalla Russia alla dipendenza tecnologica dalla Cina sulla filiera dell'elettrico".

"Io - dice ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani - sono un grande sostenitore dell'auto elettrica ma gli obiettivi ambiziosi vanno raggiunti sul serio, non solo sulla carta: ecco perchè" sullo stop a benzina e diesel nel 2035, approvato ieri dal Parlamento Europeo "l'Italia avanzerà una sua controproposta: limitare la riduzione al 90%, dando la possibilità alle industrie di adeguarsi". Tajani definisce "un errore grave" la decisione dell'Europa di mettere fine alla costruzione di motori non elettrici a partire dal 2035. "La lotta al cambiamento climatico va fatta ma richiede obiettivi raggiungibili".

"Io, come parlamentare europeo - ha spiegato il ministro degli Esteri - ho votato fin dalla prima volta contro quella proposta, perchè noi dobbiamo difendere anche la nostra industria automobilistica. Con questa riforma rischiamo di perdere oltre 70 mila posti di lavoro". "Per questo si chiedeva di cominciare dal 2035 a ridurre le emissioni di CO2 non del 100 ma del 90%, per permettere all' industria automobilistica (e alle molte aziende di componentistica italiane che servono anche aziende di altri Paesi europei) di adeguarsi. La lotta al cambiamento climatico va fatta - ha concluso - ma richiede obiettivi raggiungibili".

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