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Auto: T&E, contro elettrico politiche e narrativa sbagliate

"Mancano incentivi, pesa la scelta errata di Marchionne"

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 15 FEB - "L'Italia è indietro sull'auto elettrica per varie ragioni: un misto di fiscalità e incentivi sbagliati, politiche che difendono tecnologie superate, una narrativa negativa senza fondamento. E poi c'è l'eredità dell'indirizzo sbagliato di Sergio Marchionne contro l'elettrico, confermato oggi da Tavares". Lo ha detto all'ANSA Andrea Boraschi, Clean mobility manager della ong sulla mobilità sostenibile Transport & Environment Italia.
    "Il nostro paese è indietro sull'auto elettrica rispetto agli altri paesi europei perché ha una fiscalità slegata dalle emissioni di gas serra, che non premia chi le riduce - spiega Boraschi -. E' l'unico paese in Europa che incentiva ancora le auto a motore endotermico, e che non favorisce con sgravi fiscali l'elettrificazione delle flotte aziendali, il 36% delle vendite nel paese. Queste creano anche un mercato dell'usato, che aiuta i consumatori meno abbienti".
    Secondo Boraschi "la politica nel nostro paese si aggrappa al feticcio della neutralità tecnologica, dei biocarburanti e dei carburanti sintetici, per difendere tecnologie superate come i motori endotermici. Gli e-fuel vanno bene per aerei e navi, ma l'automotive in tutto il mondo si sta indirizzando chiaramente verso l'elettrico". L'esperto accusa poi "la narrativa che c'è da anni in Italia contro l'auto elettrica, la falsa affermazione che nel suo ciclo vitale produca più CO2 di un'auto a benzina o diesel: una sciocchezza smentita da tutti gli studi scientifici".
    Boraschi respinge la tesi che l'auto a batteria faccia perdere posti di lavoro nell'automotive italiano: "Uno studio serio di Ca' Foscari sulle aziende della componentistica ha dimostrato che con l'elettrico i posti di lavoro possono aumentare del 6% fino al 2030". Per l'esperto di T&E, "l'indirizzo sbagliato di Sergio Marchionne contro l'elettrico ha una continuità con quello dell'ad di Stellantis Carlos Tavares, il manager che più degli altri sostiene che il termine del 2035 per lo stop ai motori endotermici sia troppo anticipato". (ANSA).
   

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