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Oscar: sorprese, delusioni e curiosità

Chicago 7 a mani vuote, Mank 2 su 10 e poi Hopkins e McDormand

Redazione Ansa

Una cerimonia 'intima', non ortodossa, diversa quella della 93/a edizione degli Oscar con Nomadland vincitore di tre statuette tra cui miglior film e alcune buone ragioni per fare la storia del premio più importante del cinema, a cominciare dalla regia a Chloe Zaho, nata a Pechino, seconda donna dopo Kathryn Bigelow e prima di origine asiatica. Quali sono state le sorprese e le delusioni? Ecco alcune curiosità. Il galà si è chiuso bruscamente, come se ci fosse una interruzione tecnica e l'ultimo premio non è stato, come sempre avviene, quello più atteso ossia il miglior film ma quello per i migliori attori protagonisti. Qui le prime due sorprese: Anthony Hopkins (che peraltro non si è collegato dal Galles in cui vive nè al suo posto ha parlato la costar del film Olivia Colman) per the Father - Nulla è come sembra ha avuto la meglio sul favorito fino a pochi minuti prima, ossia Chadwick Boseman, l'attore di Ma Rainey's Black Bottom morto a soli 43 anni. E i suoi fan hanno protestato sui social. Anche il premio a Frances McDormand, la sua terza statuetta per la formidabile antidiva di Hollywood (sul red carpet non si è fatta neppure vedere, come pure è entrato direttamente dal retro Brad Pitt) non era previsto, piuttosto i rumors lo assegnavano a Carey Mulligan per Una donna promettente di Emerald Fennell o ad Andra Day per The United States vs Billie Holiday.
    Mank di Netflix, che aveva dominato le candidature, ben 10, ne ha convertite solo due, per scenografia e fotografia.Tuttavia, Netflix esce dagli Oscar con un bottino di sette vittorie. Tra le delusioni Il Processo ai Chicago 7, l'acclamato film di Aaron Sorkin, che ha vinto il premio SAG ensemble, arrivato con sei nomination è stato l'unico candidato al miglior film che è andato a casa a mani vuote. È stata una sorpresa, considerando che era considerato un forte contendente per Nomadland. Magari si rifarà il prossimo anno: Sorkin sta girando Being the Ricardos con i vincitori dell'Oscar Nicole Kidman, Javier Bardem e J.K. Simmons. Altra delusione: One night in Miami, il debutto alla regia di Regina King aveva tre candidature ma su una in particolare le previsioni della vigilia si erano concentrate, quelle per la miglior canzone originale (dove era in gara anche la nostra Laura Pausini, rimasta senza premi così come Pinocchio di Matteo Garrone che aveva due nomination, per costumi e trucco). Si scommetteva su "Speak Now", di Leslie Odom Jr. e Sam Ashworthv ma il premio è andato a "Fight for You" di "Judas and the Black Messiah", con musica e testi di HER. E che dire di Glenn Close? Ha raggiunto, nella sfortuna, Peter O'Tool: otto nomination in carriera e zero statuette in salotto. Infine i discorsi dei vincitori: anche qui una sorpresa: è stato permesso di prendersi il loro tempo, dando vita ad alcuni momenti divertenti, in particolare quelli in cui la star veterana sud coreana vincitrice come migliore attrice non protagonista, Yuh-jung Youn ha continuato a fare a pezzi ironicamente la platea proprio come il suo personaggio nel film Minari. 
   

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