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Ho le mestruazioni, e allora?

Maria Paola Lussoglio organizza incontri madre-figlia per parlare di paure e falsi miti

madre e figlia foto iStock.

Redazione Ansa

"Ho le mestruazioni, e allora?": ci sono bambine che - garantisce Maria Paola Lussoglio - dopo essere uscite da uno dei suoi incontri, non esitano a dirlo alle professoresse che non le vorrebbero lasciare andare in bagno o ai compagni di classe che le prendono in giro. Lei, "ostetrica che non fa nascere i bambini, ma il sapere", da anni organizza incontri intorno al corpo femminile, ai suoi tabù e preconcetti, tra cui quelli dedicati alle bambine di quinta elementare e prima media e alle loro mamme, con al centro il momento della pubertà con i suoi cambiamenti, tra paure e falsi miti. "Questi incontri sono nati perché le donne in generale hanno ancora bisogno di capire come sono fatte e - racconta - ho pensato di proporre questa esperienza con le figlie per condividere questo sapere, in uno spazio intimo e privato perché parlare di queste cose è difficile, non c'è un sapere sul corpo corretto e libero da tabù e condizionamenti. Il mio incontro è un modo di aprire una stanza della conversazione, per far capire alle mamme che è fattibile, perché se questo sapere non ti è stato consegnato in modo libero è difficile trasmetterlo". Non è un caso che la torinese Paola, talento comico stile Littizzetto unito a rigore sabaudo, durante i suoi incontri - con pranzo condiviso, coperte e cuscini per favorire un clima rilassato - chieda alle mamme cosa ricordino del loro menarca. Un momento di apertura in cui "le mamme si proiettano all'indietro e le figlie le vedono come donne". Tutto pensato per rompere quell'"incantesimo - dice lei - che non riguarda solo le mestruazioni ma il corpo femminile e i suoi processi legati a parti che sono ancora un tabù".
Ecco quindi che Paola chiede di sciorinare le parole dialettali che si usano per definire gli organi genitali e le mestruazioni, "frutto di ignoranza e tabù", per arrivare poi ai termini della scienza. Un viaggio che termina con l'invito a dare insieme, madri e figlie, un nome alle mestruazioni: "si può fare ma solo al termine di un viaggio - sottolinea l'ostetrica - io insisto sulle parole della scienza, perché chiamare vagina la vulva dà distorsioni sul vissuto fisico. Questo porta a tanti errori e insistere sullo smontare dei condizionamenti non è un puntiglio". Oggi, per esempio, si parla di ciclo quando si dovrebbe parlare di mestruazioni, "certo è una parola lunga, ma perché non dirla? è segno che non ci siamo ancora". Per le mestruazioni servono gli assorbenti e Paola, nei suoi incontri, li distribuisce alle ragazzine, spiegando che a quelli sottili sottili è meglio preferire quelli spessi e di cotone.
"Avete paura che si vedano?" chiede alle preadolescenti che la guardano divertite mentre li sistema nelle mutandine che indossa sopra i leggings. Un momento di risate, come tanti nella lunga giornata mamme-figlie, per mostrare alle piccole che "ci crediamo da sole, ma non lo siamo". "Oggi il menarca si è precocizzato, un tempo era alla fine delle medie, oggi all'inizio, qualche volta addirittura alle elementari. Le bambine, rispetto a come eravamo noi, possono essere più pronte perché parliamo di più con loro ma sono più vincolare al dover apparire, hanno paura di macchiarsi e di essere prese in giro, e magari non hanno ancora la confidenza necessaria su questi temi per dire alle insegnanti perché hanno bisogno di andare in bagno". I bagni delle scuole, tema caldo di questi incontri: anche per le mamme più combattive, quelle dei comitati mensa e delle commissioni genitori, è uno choc sentire le figlie che rispondono alle domande di Paola sulle toilette che usano ogni giorno. "Sporche, insufficienti, senza la chiave" le loro risposte. E spesso gli insegnanti invitano allievi e allieve ad aspettare l'intervallo per usare i servizi. "E sapete cosa succede? - domanda Paola - i bambini sapendo di non poter andare in bagno evitano di bere, o trattengono lo stimolo finché non gli viene il mal di pancia". Pensare a cosa possa succedere in caso di mestruazioni convince le mamme che i bagni scolastici siano un bel termometro di civiltà. Il pomeriggio, tra confidenze e momenti di interazione mamma-figlia, dalle coccole ai giochi, scivola fino alla conclusione quando ogni mamma consegna alla figlia - come aveva consigliato Paola - un dono che rimanga a ricordo di questo incontro e di questo momento di passaggio: un libro, una crema, qualcosa che abbia a che fare con la conoscenza, la creatività, la cura di sé. Il cerchio di donne si scioglie, con la consapevolezza che qualcosa di importante è passato, non solo di madre in figlia ma di donna in donna.

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