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L'eredità di Jella Lepman, libri contro la cultura dell'odio

Sfuggita al nazismo ebbe il compito di ri-educare ad una cultura di pace

Redazione Ansa

Una storia di guerra, sopraffazione, ingiustizie, dolore ma raccontata con leggerezza attraverso gli occhi di Fridolin, un bambino coraggioso che resta nel cuore del lettore. Un libro per bambini che fa bene agli adulti perchè insegna da che parte stare, senza incertezze. Sullo sfondo il nazismo e l'olocausto ma che non vengono chiamati con i loro nomi per sottolineare che la mostruosità umana può avere tanti aspetti e ripresentarsi sempre. A salvarci però ci sono i libri, quelli che una coraggiosa donna, Jella Lepman, riuscì a far arrivare da ogni parte del mondo nella Germania devastata dalla guerra, i libri per bambini con cui questa donna ebrea, sfuggita ai nazisti, seppe far rifiorire il Paese dalle macerie fisiche e culturali del nazismo. I libri che salvano il piccolo Fridolin, orfano di madre morta sotto le bombe e con un padre convinto hitleriano che torna però dalla guerra devastato e incattivito. L'autrice del libro 'Una rivoluzione di carta' uscito per i tipi di 'Il battello a vapore', Gigliola Alvisi, dopo aver scritto di Ilaria Alpi, sceglie di raccontare un altro grande personaggio femminile, Jella Lepman.

Giornalista e scrittrice tedesca, a causa delle sue origini ebree, è costretta lasciare la Germania nel 1936, per riparare a Londra dove diventa giornalista della BBC. Finita la guerra, nel 1945 la Lepman rientra in una Germania devastata, per lavorare come consulente pedagogico-culturale dell’esercito statunitense. L’incarico che le viene affidato è estremamente impegnativo, coinvolgente dal punto di vista umano. Si tratta infatti ri-educare a una cultura di pace le donne e i bambini tedeschi, anch’essi vittime dell’ideologia nazista che li aveva nutriti di odio e violenza. Jella Lepman capisce che bisogna cominciare proprio dai bambini che sono il futuro e infatti amava dire:''Poco a poco facciamo in modo di mettere questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini. Mostreranno agli adulti la via da percorrere”. Sulla base di questa intuizione Jella si lancia un una battaglia importante per la nascita di una cultura condivisa in Europa: rendere la lettura un diritto dell'uomo. Jella credeva nei libri: era solo con le storie, secondo lei, che potevano nutrirsi e ristorarsi le menti dei bambini tedeschi nati nel pieno dell'orrore nazista. Con la fantasia del racconto si poteva trovare la forza di ripartire, formando una generazione nuova che cooperasse per la pace. E qualcosa di simile accadde, perché i libri di Jalla Lepman crearono un ponte culturale che metteva in collegamento i bambini di tutto il mondo. Come racconta, in maniera romanzata, il libro di Gigliola Alvisi, la Lepman per realizzare il suo progetto rivolge un appello a 20 Nazioni, molte delle quali erano state occupate dalla Germania, richiedendo loro l’invio dei migliori albi con figure, picturebooks, di quelli più rappresentativi di ogni cultura, scritti in qualunque lingua ma accessibili a chiunque grazie alla fondamentale presenza delle illustrazioni. In Germania, infatti, il nazismo con gli autodafè aveva distrutto milioni di volumi e quelli rimasti erano solo di propaganda. In poco tempo, contro ogni aspettativa, la donna riesce a raccogliere circa 4000 libri per bambini e ragazzi con i quali allestisce un evento straordinario per l’epoca, la prima “Mostra Internazionale di libri per bambini”. Era il 1946 e quella mostra costituì il primo nucleo della Jugendbibliothek di Monaco di Baviera, quella che sarebbe diventata la più importante biblioteca per ragazzi esistente al mondo. Per questo Jella Lepman è considerata un emblema della promozione della letteratura per l’infanzia e del diritto alla lettura. Il suo entusiasmo non si fermò, infatti, alla creazione della Jugendbibliothek , nel 1952 fonda l’IBBY (International Board on Books for Young People) istituzione presente in più di settanta paesi, impegnata nella promozione del libro di qualità per i giovanissimi; e nel 1956 crea il premio Hans Christian Andersen, il più importante riconoscimento internazionale per la letteratura per l’infanzia, che viene assegnato con cadenza biennale.

 

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