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La violenza assistita dai minori, un fenomeno sottovalutato

Dietro una mamma vittima di violenza c’è sempre un bambino/a che la vive

Una bambina piange mentre i genitori litigano foto iStock.

Redazione Ansa

Litigi aspri ,episodi di violenza domestica o peggio: se accade tra due persone con figli, il trauma per questi ultimi è terribile, da condizionare per sempre le loro vite. Sono purtroppo innumerevoli gli episodi di cronaca nera, di femminicidi perpetrati davanti ai figli, ma anche quando non finisce con la morte c'è sempre un peso terribile per loro e una responsabilità grande per la società. Dietro una mamma vittima di violenza c’è sempre un bambino/a che la vive. La violenza assistita dai minori è un fenomeno in buona parte sottovalutato, perchè può mancare la percezione dei danni che provoca, sia per lo sviluppo psicofisico del minore sia per quello che il bambino sarà da grande.
"Per questo ci preme ricordare che dietro la violenza contro le donne c’è un altro tipo di violenza: quella assistita direttamente o indirettamente dai bambini, testimoni impotenti di minacce contro la loro madre, di parolacce, di percosse, di distruzione di oggetti a loro cari. La violenza assistita è di fatto parte della violenza sulle donne”,  afferma Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione Pangea Onlus che da 10 anni porta avanti con il progetto Piccoli Ospiti che attraverso incontri e laboratori ludico pedagogici vuole recuperare il legame madre figli/e molto spesso minato dalla violenza intrafamiliare.
“Vedere determinati comportamenti in famiglia – afferma Lanzoni - ha effetti devastanti non solo sui bambini ma anche sulla relazione con la mamma e contribuisce alla trasmissione intergenerazionale della violenza. Il fenomeno della violenza assistita - prosegue Lanzoni - è fin troppo sottovalutato e necessita del giusto riconoscimento fuori e dentro le aule dei tribunali, tra gli assistenti sociali, gli psicologi. E’ necessario capire, ad esempio, che il dato sul numero dei bambini vittime di violenza assistita dovrebbe andare di pari passo con il numero delle donne vittime di violenza domestica, perché la radice del problema è la violenza in famiglia sulla madre. Se al giorno d’oggi i bambini esposti alla violenza domestica non sono percepiti come tali e riconosciuti come soggetto di diritto che necessitano di un percorso ad hoc è perché non è sufficientemente riconosciuta neanche la violenza sulle donne in famiglia. Il punto centrale è quindi il riconoscimento della violenza subita dalla donna in ambito familiare e di conseguenza anche sui suoi figli.In un momento storico in cui le politiche sono concentrate sul difendere l’unità della famiglia come istituzione fondante, chiediamo di riconoscere che la violenza perpetrata dal maltrattante mira a distruggere la famiglia stessa e quindi di garantire la certezza della pena. Invece di applicare la giustizia riparativa in ambito penale, che nasconde la mediazione familiare rimettendo donne e bambini nel circolo della violenza, si dovrebbero invece implementare azioni politiche per fermarla. Come Pangea chiediamo per questo di sapere quanti bambini sono considerati vittime di violenza assistita nei Tribunali dei minori e quanti sono costretti a stare con il padre maltrattante. Chiediamo inoltre che i minori, in quanto soggetti di diritto, siano maggiormente ascoltati nelle aule dei tribunali e dagli assistenti sociali. Ancora oggi le donne invece devono lottare nei tribunali civili per ottenere l’affido e la custodia dei minori, nonostante i padri siano violenti. Questo perché si pensa che un marito violento può essere anche un buon padre quando invece un genitore che picchia l’altro genitore non può essere un buon padre. Troppo spesso tra il diritto del minore e quello alla bigenitorialità prevale il secondo. Il superiore interesse del bambino invece deve essere sempre al centro”.

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