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#Metoo in Italia, 'le attrici abusate vengono isolate'

Associazione Amleta, in 2 anni segnalati 223 casi di molestie

Redazione Ansa

 Un regista 'molestatore seriale' che lavora da decenni nel teatro pubblico italiano, compiendo abusi di "cui tutti sanno" come chiedere nei provini alle attrici di spogliarsi, toccarle nelle parti intime e che avrebbe anche costretto a un rapporto sessuale una giovane attrice. Un assistente in un'agenzia che dopo aver chiesto a varie candidate per uno spot di mandargli selfie a seno nudo o audio in cui simulavano orgasmi, ha minacciato, protetto dalla sua datrice di lavoro, chi ha provato a denunciarlo. Un famoso insegnante in un' accademia di teatro, noto per mettere le mani addosso alle allieve durante le prove. Sono fra gli autori di abusi nelle testimonianze lette in apertura di 'Un #metoo italiano? Le attrici italiane alzano il sipario sulla violenza', l'incontro organizzato all'associazione Stampa estera con Differenza Donna Aps e l'Associazione Amleta per svelare le storie delle attrici italiane che hanno subito molestie e violenze.
    "Nei due anni da quando è nata la nostra associazione -  spiega Cinzia Spanò, presidente del collettivo Amleta, fondato da 28 attrici - abbiamo raccolto 223 casi di molestie e abusi, emersi spontaneamente con le campagne che abbiamo lanciato. Non è un campione statisticamente rappresentativo ma riflette la situazione lavorativa in cui ci troviamo". I numeri lasciano pochi dubbi: "tra le vittime 207 sono donne, il 93%, si tratta in gran parte di attrici o allieve attrici - aggiunge -. La quasi totalità degli abusi hanno come autori uomini (solo in due casi donne, per quanto capiti che alcune donne in posizioni ancillari coprono gli abusi). La maggior parte delle molestie sono commessi da registi, il 41,26%; da attori, il 15,7%; produttori, 6,28%, insegnanti, 5,38% e a seguire, fra gli altri, casting director, agenti, aiuto registi, giornalisti, tecnici, e in un paio di casi anche spettatori. Molte vittime si sono trovate di fronte all'impossibilità di procedere perché erano scaduti i termini per la denuncia; altre hanno affrontato minacce e ritorsioni. "Sono i motivi per cui molte donne non si fanno avanti - sottolinea Cinzia Spanò -. Tante hanno anche rinunciato al mestiere di attrice proprio perché hanno incontrato queste figure predatorie".
    In Italia "nel mondo dello spettacolo le donne subiscono una violenza sistemica, c'è una situazione da medioevo - sottolinea Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna -. Intorno a chi attua gli abusi ci sono molte persone consapevoli di quanto succede che restano in silenzio. Le vittime si ritrovano in un totale isolamento". Non si può accettare "questa situazione di totale violazione dei diritti umani" e "serve anche una risposta adeguata delle istituzioni".
    Nonostante le difficoltà "abbiamo vari processi in corso, nati da 12 persone offese che hanno fatto denuncia e con loro altre 20 hanno testimoniato sulla condotta lesiva degli accusati - spiega Teresa Manente, responsabile dell'ufficio legale di Differenza donna -. Non siamo vittime ma ribelli che vogliono cambiare questo sistema". Oggi spesso "le attrici che denunciano non lavorano più, sono ricattabili due volte sul luogo di lavoro. Per questo ci deve essere atteggiamento di tolleranza zero verso questi abusi" dice Chiara Colasurdo, legale di Differenza Donna specializzata in diritto del lavoro.
   

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