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Vip e ‘bla-bla’ non bastano, gli influencer 'divulgatori' piacciono di più

Il 60% degli italiani ne segue da 2 a 5, ma i giovanissimi anche 10 per ispirarsi e informarsi

Redazione Ansa

Essere famosi non basta per ritenersi un influencer capace di conquistare davvero i propri follower. E non basta avere migliaia di seguaci per avere la loro fiducia. Neppure affacciarsi su TikTok inscenando balletti e gag per conquistare Gen Z e Millennial non è garanzia di essere seguiti: i social sono un sistema di relazioni da soddisfare, non un banale ‘medium’ e essere Vip o ‘famoso’ non basta a convincere. Ci vuole 'sostanza', almeno in Italia e a giudicare da una nuova indagine condotta su 1.000 italiani a cura di Toluna,  piattaforma di consumer insight e ricerche di mercato, in collaborazione con Upa - associazione di imprese che investono in pubblicità e comunicazione nel nostro Paese.
Attesta lo studio che il 60% degli italiani segue da 2 a 5 influencer contemporaneamente, con un picco di chi ne segue anche 10 (lo fa il 32% di chi ha meno di 24 anni). I social sono i canali prediletti per curiosare tra un influencer e l’altro: li usa l’81 % delle persone. Non basta però mettersi banalmente in mostra, seppure in forma smagliante, accattivante o divertente.
I profili più apprezzati sono infatti quelli di chi divulga informazioni (per il 33% degli italiani, soprattutto per gli uomini) e i creatori di contenuti di intrattenimento (per il 28%, soprattutto per i giovanissimi). Vip e personaggi famosi sono invece seguiti dal 22% degli italiani e in particolare da donne e da over 45enni. Infine il 17% di noi segue chi offre consigli e suggerimenti anche su prodotti e brand.
“I contenuti, la loro qualità e la cura con cui vengono realizzati e gli argomenti trattati sono molto più importanti della notorietà del personaggio o del numero dei follower - si legge nell’indagine. Se l’influencer conquista la nostra fiducia ci faremo convincere anche a comprare i prodotti che pubblicizza: il 49% del campione ha fatto shopping su indicazione del proprio beniamino e il 47% dichiara che comprerebbe prodotti creati dall’influencer stesso. Ma fare review di prodotti non basta, ci vuole anche la capacità di conoscere i nuovi brand, stare al passo con i tempi e provare cose nuove. Insomma per il 57% dei follower l’influencer deve divulgare informazioni utili e, per il 53% degli intervistati deve essere fonte di ispirazione per migliorare il proprio stile di vita. Un italiano su cinque afferma inoltre di aver cambiato la propria opinione dopo aver sentito quella degli influencer soprattutto su alcuni temi quali riscaldamento globale, disuguaglianze e diritti di minoranze e animali. A fronte di un quinto dei follower che ha cambiato opinione sull’esempio dell’influencer preferito, il binomio funziona di più su alcuni temi e di meno su altri: se l‘influencer parla di beneficenza fa leva sul 22% dei suoi seguaci (mentre il 48% lo segue ma non cambia opinione), se parla di salute fa cambiare opinione al 21% ma non al 52% di chi lo ascolta. Sui temi delle disuguaglianze e riscaldamento globale convince il 20% mentre il 56% non cambia le proprie convinzioni, sui diritti degli animali e delle minoranza il 19% si fa convincere, mentre il 51% no. Se parla di guerre e conflitti il 17% passa dalla sua parte, non il 47% di chi lo ascolta. Se invece l’influencer condivide la proprie opinioni su temi politici convince il 15% dei follower ma non il 50% di chi lo ha ascoltato. E sui vaccini? Il 13% ha cambiato la propria opinione seguendo quelle degli influencer e il 60% invece no. Lo studio ha anche indagato quanto le condivisioni delle opinioni degli influencer sui temi dell’inflazione abbiano inciso sui followers: il 14% di loro ha cambiato idea, il 35% no. 

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