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Ok Boomer, incroci e contrasti: come dialogano le generazioni

Tra la Silent generation e gli Zers è colpo di fulmine

Una adolescente abbraccia la nonna foto iStock.

Redazione Ansa

I ‘giovani d’oggi’ è un incipit comune sulla bocca di chi ha molte primavere di più sulle spalle per avviare critiche verso chi all’anagrafe ha meno anni. A questa segue la risposta difensiva e tranchant (divenuta virale sui social) ‘Ok Boomer’, che ha segnato la fine delle relazioni generazionali amichevoli da parte di chi invece di anni ne ha molti di meno. Occasioni tipiche che ci ricordano le differenze, incolmabili oppure no, tra bisnonni, nonni, genitori, figli e nipoti che discutono tra loro.
Nel tempo tutti invecchiano e da sempre si comincia a guardare con sospetto chi è più giovane, ha una versione della vita diversa e uno stile di vita più performante. Con lo zampino della tecnologia che dai nativi digitali in poi ha segnato nuove differenze, le preoccupazioni e le gelosie tra le varie generazioni si sprecano.

Il cambiamento continuo di giudizi, preconcetti, confronti e relazioni reciproche tra le generazioni che convivono in Italia è il fulcro di un nuovo saggio per Egea editore:  ‘Senza età – Come generazioni diverse coesistono e insieme creano valore’ di Diego Martone, esperto di ricerche demoscopiche e di marketing.  Martone precisa inizialmente che suddividere gruppi di persone per rigidi anni di età sia sbagliato. “L’adesione alla propria generazione di appartenenza, non è simmetrica.  Alcuni si identificano maggiormente con la precedente e ancor di più con la seguente’ spiega l’autore che snocciola dati tratti una un’indagine del Pew Research Center statunitense da cui emerge quanto gli americani, ad esempio, si riconoscono nella propria generazione d’appartenenza: il 18% dei Silent, il 79% dei Boomers, il 58% degli Xers, il 40% dei Millennials, mentre si stima per gli Zers una percentuale superiore a quella dei Millennials, pari al 48%. Nel testo l’autore intravede però anche un fil rouge che lega di più alcune generazioni tra loro: è lo stesso terreno in cui si svolgono le diatribe generazionali, cioè l’uso della tecnologia, di internet e dei social. L’appellativo ‘Ok Boomer’ ideato dagli adolescenti ed esploso su TikTok per la prima volta in risposta ad un video di un uomo dalle chiome canute dichiarava ‘I millennials e la Gen Z hanno la sindrome di Peter Pan, non vogliono mai crescere’ è l’esempio emblematico della battaglia ma anche il mezzo che può avvicinare le generazioni e livellare i conflitti.  Ecco come si giudicano tra loro i grandi vecchi della Silent Generation, i Baby Bommers, la Generazione X e la Y (i Millennials) ed infine i ragazzi della Gen Z. L’analisi che riportiamo è contenuta nel libro di Diego Martone.  

Cosa pensano i grandi anziani delle altre generazioni
Anziani e ‘grandi anziani’, rappresentanti della ‘silent generation’ cha ha vissuto il dramma della Seconda guerra mondiale e che ha anche contribuito fattivamente a ricostruire il Paese, pensano che i loro figli o fratelli minori (i boomer che ora hanno tra i 76 e i 58 anni di età) siano egoisti e si occupino poco di loro. Però riconoscono anche loro di avere saputo innovare alcuni aspetti della società promuovendo, ad esempio, la legge sull’aborto e sul divorzio. I vecchi sono invece più benevoli verso la Generazione X, cioè i loro figli o nipoti che questo anno hanno spento tra le 57 e le 42 candeline.  Li ritengono più indipendenti, più adattabili e pragmatici ma gli rimproverano un certo lassismo di valori e costumi. Quando lo sguardo degli ultra settantenni è invece rivolto verso chi ha tra i 40 e i 27 anni di età (i cosiddetti Millennials, o Gen Y)  diventa premuroso e preoccupato per il loro futuro. Ripongono però in loro le speranze per il futuro del pianeta, nonostante li percepiscano come una generazione fragile.  Gli anziani, infine, amano i giovanissimi della Gen Z:  ci si rispecchiano e proiettano su di loro qualcosa del loro difficile passato giovanile a causa della crisi economica e della pandemia. Li giudicano resilienti e si affidano a loro per usare il cellulare e chattare attraverso i social.

Ecco come i Boomer vedono gli altri
Cosa pensano invece delle altre generazioni i figli del baby boom che hanno superato i 58 anni nel 2022? Se in passato mantenevano le distanze dalla silent generation che li ha preceduti giudicandoli un ostacolo, le differenze ora si sono livellate. Sono anche loro esclusi dalla rivoluzione informatica. Guardano invece con occhio più critico i loro figli o i rappresentanti della Generazione X: non ci si immedesimano e li reputano anche incapaci di realizzarsi. Materialistici, con pochi ideali seppure con pochi ostacoli. I problemi di dialogo peggiorano perfino quando i sessanta/settantenni si rivolgono ai Millennials: li reputano superficiali e li guardano con sospetto perché usano il mondo digitale in modo totalizzante. Emblema del fastidio la celebre risposta tranchant  ‘Ok Boomer’ con cui la Gen Y si è difesa dalle critiche rivolte loro dai più anziani facendone un meme il cui successo non accenna a calare. E così i Boomer dimostrano distanza ed incomprensione anche nel partecipare a temi che hanno a cuore i più giovani come la cura dell’ambiente e la crisi climatica, la precarietà sul lavoro e cosi via.  Ai loro figli preferiscono ragazzi e bambini della Gen Z nei quali ripongono le speranze per un futuro migliore  anche se li giudicano pigri ed egocentrici.

Cosa pensano i quarantenni e cinquantenni degli altri
Siamo alla Gen X, ovvero i nati tra il 1965 e il 1980. Martone li definisce ‘una generazione che guarda ai loro nonni anziani come a un caposaldo educativo. Sopravvissuti ad un’epoca complicata (periodo bellico e post-depressione) dalla quale si sono riscattati col miracolo economico li apprezzano seppure li ritengano troppo nostalgici e ancorati al passato’. “Usano ancora il taccuino per segnare le password e dimostrano poca volontà di progredire nell’uso dell’informatica”, riferiscono gli Xers degli anziani a cui però riconoscono buone capacità nel vivere la terza età in modo attivo e vivace tanto da prenderli come esempi.  I conflitti invece si confermano esistere nei confronti dei Baby Boomers, di cui spesso sono figli. Con loro non c’è comprensione, dicono gli Xers ‘detengono il potere e non lasciano  spazio ai più giovani’. Una volta genitori anche questa fetta di popolazione però dimostra difficoltà nel comprendere figli o fratelli minori. I Millennials tra i 26 ed i 40 anni di età infatti non sanno sfruttare le opportunità che la vita di oggi offre loro (viaggiare grazie ai voli low cost, affittare facilmente mezzi di trasporto, usare contenuti multimediali o avere una maggiore libertà sessuale, tra gli esempi). “Non rispettano le gerarchie sul lavoro dove agiscono in modo anarchico e sanno che qualcuno comunque, genitori, nonni o parenti, si occuperà di loro e li aiuterà” è invece il giudizio infastidito della Gen X verso i Millennials.  La rottura dei nati dal 1965 agli anni ’80 nei confronti invece della Generazione Z si gioca sul fronte del linguaggio social. I ragazzi usano emoticons e codici radicalmente differenti dai loro e qui c'è un altro punto di rottura generazionale.

La parola ai Millennials: come vedono le altre generazioni
Questo anno compiono dai 26 ai 40 anni e collaborano più con i nonni della ‘silent generation’ che con i loro genitori. Dei più anziani apprezzano l’amore per le tradizioni, il rispetto per le istituzioni e li ritengono la memoria storica di un mondo che non c’è più.  Dice Martone che tra queste due generazioni all’apparenza molto lontane sta nascendo una contaminazione reciproca e i più giovani assistono i più vecchi ad esempio per acceder ai servizi online. Li appellano come ‘vecchi’ ma a differenza di quello che avviene con i Boomers che criticano senza mezza misure, dimostrano meno venature di acredine verso i grandi vecchi. E veniamo al giudizio della Gen Y sui Boomers: ‘fanno bla bla bla, pontificano ma, nonostante abbiano avuto grandi e frequenti occasioni per cambiare il mondo lo hanno fatto solo in piccola parte, lasciando sulle nostre spalle una pesante eredità’ è il giudizio unanime dei Millennials. Un pensiero simile e perfino più critico è rivolto anche alla Gen X. Si dimostrano invece più vicini alla Gen Z con cui hanno un rapporto contrassegnato dal mondo digitale. I più grandi di questa fascia di età riconoscono ai più giovani capacità superiori di fare della rete una fonte di guadagno e non li vedono come una minaccia al loro lavoro, anch’esso nato e cresciuto grazie ad internet.  Infine apprezzano il loro impegno sul tema della salvaguardia dell’ambiente (Greta Thunberg è una Zers). Insomma per ora la convivenza tra chi ha dieci anni e chi ha superato i trenta è più pacifica.

Cosa pensa la Gen Z  delle età diverse dalla loro
La generazione di Greta Thunberg, emblema dell’urgenza di curare il pianeta, vede nonni e bisnonni con affetto, seppure il ritengano un mondo a parte, giurassico e in via di estinzione. Invece verso i Boomer hanno un atteggiamento simile alle altre generazioni e l’appellativo ‘Ok Boomer’ dilaga anche tra gli adolescenti e i giovani della Gen Z (i nati tra il 1997 e il 2012). “Chi sono questi per dirmi cosa devo o non devo fare? Ho già i miei genitori che mi stanno addosso” è tra i commenti comuni dei ragazzi “impegnati a dire cosa non va, come ad esempio il global warming dimenticando quello che funziona invece a loro vantaggio e che può essere in parte causa del malfunzionamento del pineta” precisa Diego Martone. Veniamo dunque al giudizio dei ragazzi verso i loro genitori (parenti e amici) della Generazione  X: esiste con loro una modalità di linguaggio comune grazie alla mediazione tecnologica che entrambe le generazioni conoscono seppure con capacità differenti. I giovanissimi guardano la Gen X con una certa invidia per avere vissuto l’adolescenza  negli anni ’80 e ‘90 a cui loro si ispirano oggi su molti fronti, in particolare come stile e gusti musicali.  Segue il giudizio dei giovanissimi verso i fratelli e le sorelle maggiori appartenenti ai  Millennials: vi si differenziano e li contestano perché con meno smart e pragmatici di loro e privi di senso dell’umorismo (che invece loro praticano di continuo).

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