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Girls in ICT Day, il digitale non è un settore per donne

Italia agli ultimi posti in Europa con l'84% impiegati uomini e il 16% di gender pay gap

Una donna al lavoro davanti al computer foto Shutterstock

Redazione Ansa

Il 28 aprile si celebra il “Girls in ICT Day”, giornata mondiale promossa dalle Nazioni Unite per sensibilizzare sul tema del gender gap lavorativo tra uomini e donne nei settori tecnologici. Un divario tutt’oggi considerevole che non accenna a diminuire nel corso degli anni: secondo gli ultimi dati Eurostat l’Italia è quintultima per percentuale di donne impiegate nei settori ICT con il 16% e solo Polonia (15%), Ungheria (12%), Malta (11%) e Repubblica Ceca (10%) fanno peggio. Al contrario di quanto si possa pensare i paesi più virtuosi in questa speciale classifica sono Bulgaria (28%), Grecia (26%) e Romania (sempre 26%): Francia e Spagna si attestano poco sopra la media europea (19%) con il 20% mentre la Germania non arriva al 18%. Ma non è tutto perché a questo s’aggiunge un rilevante gender pay gap: secondo il Women in Digital Scoreboard 2021 divulgato dalla Commissione Europea, in Italia, a parità di mansione, un uomo guadagna il 16% in più di una donna. Non sono tanto migliori le percentuali in Europa: come accennato solo il 19% degli specialisti che lavorano nell’ICT sono donne e circa un terzo dei laureati nelle discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) sono ragazze.
In Europa il gender pay gap raggiunge addirittura il 19% e, secondo un calcolo effettuato dal network internazionale WomenTech, ci vorrebbero quasi 134 anni per arrivare ad una situazione di parità di trattamento economico. 
Il tema è tanto più importante quanto si tratta di professioni emergenti. La sottorappresentazione delle donne non è certo un buon segnale per il futuro. Nel cloud computing, ad esempio, solo il 12% dei professionisti è donna. Nei ruoli legati all’ingegneria, come analisi dei dati e intelligenza artificiale, i numeri sono rispettivamente del 15% e del 26%. Da qui la mobilitazione in numerosi atenei italiani - Torino, Milano, Palermo, Roma - delle 'Coding Girls' della Fondazione Mondo Digitale per promuovere le materie Stem per le donne.
E pensare che la storia era invece iniziata nel migliore dei modi. Il primo programmatore della storia dei computer è stata una donna: nel 1843 Ada Lovelace fu la prima persona a sviluppare un algoritmo espressamente pensato per essere elaborato da una macchina analitica in grado di generare i numeri di Bernoulli. Dopo oltre 170 anni il rapporto lavorativo tra donne e tecnologia non ha seguito la strada tracciata dalla matematica britannica.
In Italia alcune realtà provano ad invertire la rotta come Primeur Group, multinazionale italiana leader della data integration: “Dal 2021 abbiamo assunto più di 50 profili di cui il 40% sono donne: vogliamo ridurre il gender gap e diventare un esempio per il settore”, spiega Maria Letizia Manfredi, HR Director 

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