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Donne di scienza ignorate, anche la cancellazione è violenza

A Bologna 70 storie di italiane e straniere sottratte all'oblio

Redazione Ansa

Molte donne, nel corso della storia, hanno dato vita a progetti e scoperte importanti, ma non sono state adeguatamente valorizzate. Per ricordare e raccontare le loro imprese, nell'ambito delle iniziative volute dall'Assemblea legislativa e dall'assessorato alle Pari opportunità in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre, c'è una mostra a Bologna, 'Anche la cancellazione è violenza', che racconta in breve la vita di alcune delle moltissime donne che hanno inventato, scoperto, progettato, scritto, ma il cui contributo per diverse ragioni è stato dimenticato.
    Storie - come quella di Laura Bassi, prima donna a ottenere la cattedra universitaria in Fisica nel Settecento - a volte affascinanti, spesso difficili, di donne relegate quasi sempre in ruoli di secondo piano pur con le loro capacità e i loro talenti. Donne il cui lavoro, in certi casi, è stato riconosciuto decenni dopo la morte.
    L'esposizione porta in scena 70 storie di donne italiane e straniere sottratte all'oblio da Marion Lucy Mahony - laureata in architettura al Mit nel 1894, prima donna autorizzata ad esercitare la professione di architetto in Illinois e già nel 1895 al lavoro nello studio di Frank Lloyd Wright - a Trotula De Ruggiero, medica dell'XI secolo, da Rosalind Franklin - biofisica e cristallografa a raggi x, che riuscì a produrre delle immagini del Dna, usate da Watson e Crick nella individuazione della struttura del Dna che è valso loro il Premio Nobel - a Suor Mary Kennet Keller, prima donna a conseguire un dottorato di ricerca in informatica.
    Oltre donne realmente esistite, la mostra celebra anche 'Una', che, - viene raccontato nel catalogo - "non è, non è stata un'artista, una scienziata, una matematica, un'architetta, ma nella sua vita è, è stata tante cose: una figlia, una moglie, una madre, una lavoratrice", oltre alle 'Partigiane' e al 'Cognome materno'.
    La mostra è aperta dalle 9 alle 18, con ingresso gratuito, fino a venerdì 26 novembre. "Questa mostra - sottolinea la presidente dell'Assemblea legislativa Emma Petitti - è un omaggio a tutte le donne e un messaggio per invitare al superamento degli stereotipi di genere, spesso causa di violenza, non solo fisica. Perché anche atteggiamenti come la 'cancellazione' possono alimentare fenomeni come la violenza di genere. A volte non è semplice cambiare una mentalità radicata e questa mostra offre gli stimoli per pensare alla costruzione di una società in cui ciascuna persona, di qualsiasi genere, abbia pari valore e dignità". (ANSA).
   

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