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Il coming out di massa di 185 attori e attrici tedeschi #actout

Vogliamo essere riconosciuti come omosessuali, lesbiche o queer

Sueddeutsche Zeitung

Redazione Ansa

Hashtag #actout: è questo il nome dell'iniziativa con cui 185 attori e attrici lesbiche, omosessuali, queer, bisessuali e trans in Germania hanno lasciato che i loro volti fossero pubblicati sulla Sueddeutsche Zeitung per reclamare più riconoscimento nel mondo del teatro, del cinema e della tv.
    Un vero e proprio manifesto rivolto al mondo dello spettacolo e alla società tedesca perché li accettino per come sono, senza spingerli o costringerli al silenzio. Karin Hanczewski, amata star della più celebre e storica serie televisiva 'gialla' tedesca Tatort", racconta di come è nata l'idea.
    "Eravamo ad un festival del cinema sei mesi fa dove avevo un film in concorso e la mia ragazza mi aveva accompagnato. Sapevo che ci sarebbe stato un tappeto rosso e i fotografi. La mia agente di allora mi consigliò di non portare sul tappeto rosso la mia fidanzata". Che cosa c'è che non funziona con noi? Si chiede la giovane Hanczewski "gli altri possono portare partner maschi e femmine e se sono omosessuale, better not do it!". In tanti colleghi avevamo avuto la stessa esperienza, prosegue nel racconto l'attrice, e da questo l'estrema necessità di un passo avanti verso il coming-out collettivo. Sei di loro si sono lasciati intervistare sulla rivista di Sz sui cliché di genere e sui moniti sempre nel mondo dello spettacolo per evitare il coming-out. Come se fosse la fine del mondo e della carriera.
    L'obiettivo è creare dibattito sulla diversità nella società tedesca, spiegano. Perché proprio adesso? Chiede il giornalista a Jonathan Berlin, giovane promessa di 27 anni. "Ho la sensazione che i tempi siano maturi. Per me è un atto di amor proprio", spiega. I sei intervistati raccontano di traumi legati all'omofobia, del dolore per la mancata accettazione, in famiglia o nella sfera lavorativa. E un gesto di coraggio collettivo era quello che serviva per mandare in cantina incubi e paure. Perché non sempre il silenzio è d'oro. 

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