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50 anni fa la legge sul divorzio in Italia

Espressione della società civile degli anni '70

Redazione Ansa

Il 1 dicembre 1970 veniva approvata la Legge sul divorzio in Italia. Dopo oltre un secolo dai primi tentativi parlamentari, il principio dell’indissolubilità del matrimonio viene rivisto alla luce di una mentalità laica e tollerante che va via via affermandosi nella società della seconda metà degli anni '60 e e che caratterizzerà tutti gli anni '70 dei movimenti dei diritti civili. Con la legge 898, che reca tra i primi firmatari gli onorevoli Fortuna e Baslini, lo Stato si riappropria del diritto a fissare le regole sullo scioglimento del matrimonio, diritto che fino ad allora era riservato ai Tribunali ecclesiastici della Sacra Rota.
La legislazione sul divorzio fu votata da un ampio schieramento politico che mise in minoranza la Democrazia Cristiana, il Movimento Sociale e i monarchici.
Dopo poche ore dall’approvazione della legge, un comitato di ispirazione cattolica annuncia la presentazione delle firme per il referendum abrogativo sul quale gli italiani saranno chiamati ad esprimersi quattro anni dopo. 
La legge sul divorzio è stato un provvedimento normativo importante per la società italiana ma, soprattutto, per le donne, che vedevano finalmente riconosciuto dallo Stato il diritto di abbandonare situazioni coniugali di violenza e sopraffazione. Una legge che, ancora oggi, è vista come una legge spesso di liberazione, come commenta l’avvocatessa Valentina Ruggiero, esperta in diritto di famiglia e da sempre al fianco delle donne, che spiega anche come questo abbia dato inizio al cambiamento del concetto di famiglia, fino ad arrivare ad oggi. “La legge è stato frutto di una lenta maturazione della società, preceduta in Italia da scontri durissimi cui è seguito un altrettanto discusso referendum nel ’74, che ratificò definitivamente la legge. Da quel momento è cambiato molto. Tra le donne stava crescendo una maggior consapevolezza dei propri diritti e del proprio valore. Finalmente è stato deciso di sciogliere i matrimoni infelici, spesso violenti, e quindi salvaguardare il diritto di scelta di rimanere in un matrimonio. Sempre più donne iniziavano a desiderare una propria indipendenza economica e decisionale, rifiutando di vedere il matrimonio e la ‘protezione’ offerta dal marito come l’unica alternativa. Forse da quel momento, in modo progressivo, è iniziata l’evoluzione familiare che oggi viviamo, che ha portato anche ad un calo dei matrimoni, all’aumento dell’età media degli sposi, alle nuove forme di convivenza (convivenze di fatto) e la progressiva riduzione della natività". Quindi un mutamento lento e una radicale trasformazione della società, fino a giungere oggi a una struttura familiare che sempre più di frequente inizia con un periodo di convivenza e poi sfocia nel matrimonio, una formula che spesso risulta vincente.

Negli ultimi anni, e nell’ultimo periodo, vi è stato un aumento di divorzi e di disgregazioni matrimoniali, connessi anche all’autosufficienza economica delle donne e alla loro maggiore libertà quindi decisionale. Uno studio autorevole ha previsto che nel 2030 vi sarà un incremento dei divorzi del 78%. Certamente la tendenza non è in calo, ma in crescita, osserva l’avvocatessa Valentina Ruggiero. Le cause primarie di disgregazioni sono le incompatibilità caratteriali che poi scaturiscono nelle relazioni extraconiugali e la violenza perpetrata all’interno della famiglia (fisica, psicologica, economica).

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