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E se il lavoro da casa durasse per sempre?

Molte aziende ci stanno pensando, a cominciare da Twitter

Redazione Ansa

La pandemia che ha costretto a chiudere gli uffici sta rivoluzionando le modalità di lavoro e costringendo le aziende a ripensare i loro modelli di attività, soprattutto alla luce delle difficoltà di riapertura degli spazi pubblici. Gli uffici open space, così cool fino a qualche mese fa, sono ora il nemico da combattere a tutti i costi per contenere il coronavirus, così come gli affollati ascensori e le mense.
Da qui la svolta di Twitter: considerato che il lavoro da casa "ha funzionato", ai dipendenti che "sono nel ruolo e nella situazione" di poter continuare sarà consentito per sempre. Gli uffici di Twitter d'altra parte sono chiusi ormai da tempo e "non riapriranno prima di settembre". E anche quando lo faranno, la riapertura sarà graduale. Non ci saranno neanche eventi della società 'in presenza' per l'intero 2020, così come sono sospesi almeno fino a settembre tutti i viaggi di lavoro. Con la sua scelta la società di Jack Dorsey brucia sul tempo le rivali della Silicon Valley, rinomate per i benefit concessi ai dipendenti e che ora si sfidano invece sulla tempistica dello smart working alla luce dell'emergenza sanitaria. La società che cinguetta si pone come apripista nella liberal Silicon Valley alle prese con il coronavirus. Ma la mossa è destinata ad aver un impatto ben al di là dei confini della California, facendosi sentire anche nella tradizionale Wall Street e, di conseguenza, sull'ecosistema di New York. Facebook e Google hanno annunciato che la maggior parte dei loro dipendenti potrà lavorare da casa fino alla fine dell'anno. Amazon ha concesso almeno fino agli inizi di ottobre.
Alle mosse della Silicon Valley guarda con attenzione Wall Street, che proprio dai big della tecnologia si è vista strappare negli ultimi anni i migliori talenti. Se fino a non molto tempo fa approdare in una banca d'affari era il sogno dei neo laureati, ora non è più così. Complice il bel tempo della California e i ricchi benefit offerti dai colossi dell'hi tech - dalle mense gratis alle palestre, dalla tintoria agli asili nido - le banche sono state relegate a seconda scelta. Ora la pandemia mette gli istituti, la maggior parte dei quali ha grandi uffici a New York, nella posizione di dover rivedere nuovamente il loro modello di business. Anche loro si sono adeguati al lavoro da casa e, viste le difficoltà sanitarie nel riaprire gli enormi grattacieli che ospitano i loro dipendenti e le possibili azioni legali in caso di malattia, lo smart working è destinato a continuare a lungo. Con ripercussioni ampie per il sistema di New York, il cui mercato immobiliare degli uffici ha già risentito negli ultimi anni dell'ascesa di WeWork. Con meno dipendenti al lavoro fisicamente, le banche potrebbero ridurre la loro presenza continuando ad assicurare lo stesso servizio. E una minore presenza si farà sentire su ristoranti e negozi. Insomma, per New York una nuova sfida che si va ad aggiungere all'attesa fuga dalla città che - fra prezzi alle stelle, emergenza terrorismo e ora rischi sanitari - appare sempre meno appetibile agli occhi di molti, anche delle aziende.

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