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Il caso Argento-Bennett usato come antidoto al #MeToo ma non si torna indietro

Non Una di Meno, obiettivo delegittimare e neutralizzare la solidarietà tra donne

Redazione Ansa

In un presunto gioco degli specchi il caso Bennett-Argento si utilizza come antidoto al #MeToo e su social e giornali si scatena un nuovo violento linciaggio.
    L'obiettivo è delegittimare e neutralizzare la solidarietà tra donne.#WeTooGether" . A scriverlo è l'associazione femminista "Non Una Di Meno".· In un lungo post su Facebook si legge: "Ciò che appare chiaro però dalla veemenza degli attacchi, troppo spesso scomposti, è che - viene scritto - il caso Bennett si sta utilizzando come antidoto al caso Weinstein, e soprattutto per provare a disennescare la potenza del #MeToo".
    Secondo "Non una di Meno" attraverso "la figura di Asia Argento e la sua credibilità, il processo mediatico si rivolge infatti alla legittimità del #MeToo, a quell'onda che ha immediatamente debordato dai confini di Hollywood e si è riversata in ogni ambito producendo milioni di testimonianze e dando vita alla più grande visibilizzazione della violenza sessuale a cui donne e soggetti femminilizzati sono quotidianamente sottoposti nella condizione di precarietà, ricatto e abuso di potere diffusi".
    L'associazione ricorda la manifestazione dell scorso 8 marzo 2018 quando "abbiamo dato vita assieme a milioni di persone in tutto il mondo, allo sciopero internazionale delle donne. Sulla scia del #Metoo, declinato in Italia anche con l'hashtag #quellavoltache, abbiamo incrociato le braccia e siamo scese in piazza con la parola d'ordine #WeTooGether per rispondere a questa potente attivazione con la forza della solidarietà, della sorellanza e del riconoscimento. Per rompere la solitudine e la vergogna. La piazza dell'8 Marzo ha voluto praticare concretamente quel 'sorella io ti credo' mutuato dalle piazze spagnole e, così facendo, si è fatta attraversare da una marea di corpi e desideri. Per questo quel giorno Asia Argento era in piazza con Non Una Di Meno, e con lei Rose McGowan, Miriana Trevisan, le lavoratrici delle catene di ristorazione e commerciali, le precarie e le studentesse, le operatrici e le utenti dei centri anti-violenza, le migranti, le soggettività lgbtqi, ragazze e ragazzi che nutrono la potenza collettiva della marea, della trasformazione politica, sociale e culturale dell'esistente".
    Ma 'Non una di Meno' sostiene che "i movimenti femministi non hanno bisogno di leader per essere dirompenti, sono le donne e la società tutta ad avere bisogno di femminismo, ogni giorno, lontano dalla visibilità mediatica ma anche sotto i riflettori e nelle piazze, inventando nuovi linguaggi e nuove pratiche di lotta e di libertà. Per questo siamo in marcia e continuiamo ad interrogarci sulle forme di oppressione che viviamo e che riproduciamo, provando a riconoscerne i meccanismi di potere e complicità e a superarne i confini. Per questo tornare indietro non è più possibile!".
   
   

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