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60 anni dopo la Guerra di Corea si riuniscono famiglie divise, ecco le loro storie

Gioia e sofferenza dopo l'intesa raggiunta tra i due leader

Redazione Ansa

Non bastano undici ore per riempire i vuoti di oltre 60 anni e sanare la profonda sofferenza covata per lungo tempo. Eppure, nelle sale del resort del monte Kumgang, la regola seguita alla lettera è di "non sciupare neanche un singolo istante". Come fosse un sogno. Il nuovo ciclo di riunioni tra famiglie divise dalla Guerra di Corea (1950-53) ha preso il via con 89 persone del Sud autorizzate a incontrare i circa 180 parenti del Nord tra casi di straordinaria emotività. Scenari non nuovi, ma l'età dei partecipanti sempre più anziana rende difficile le riunioni tra genitori, figli e figlie.
    "Sangchol!", ha urlato Lee Keum-seom, sudcoreana di 92 anni, scandendo in lacrime il nome di suo figlio 71enne. "Quanti figli hai?", ha aggiunto tenendo ben strette le sue mani. Han Shin-ja, 99 anni, non è riuscita a dire molto. Ha ceduto all'emozione di incontrare le due figlie 70enni, Kim Gyong-sil e Gyong-yong. Le tre donne, abbracciandosi e tenendosi per mano, sono rimaste in totale silenzio per diverso tempo. Erano tutte a Heungnam quando la guerra scoppiò, ma furono separate nella ritirata del 4 gennaio del 1951. La cosa che sorprende nei loro racconti è come le rispettive vite abbiano preso strade tanto diverse i cui effetti sono visibili già da come appaiono.
    Baik Sung-gyu, è la persona più anziana con i suoi 101 anni: è entrato nella sala dei meeting sulla sedia a rotelle. Ha visto nuora e nipote dal Nord, sorridendo senza parlare. Suo figlio ha rotto il silenzio: "Sono tuo zio", ha detto rivolgendosi alla nipote, secondo il resoconto dei media sudcoreani. L'iniziativa è la prima del suo genere in quasi tre anni, resa possibile grazie alla finestra aperta dagli sforzi per calmare i rapporti intercoreani, come concordato dai due leader, il presidente Moon Jae-in e il 'supremo comandante' Kim Jong-un nel summit del 27 aprile al villaggio di confine di Panmunjom.
    Il piano concordato questa volta si basa su due turni: il primo dal 20 agosto a mercoledì 23, il secondo dal 24 agosto a domenica per il quale il Nord designato 83 persone. I partecipanti, nel rigido protocollo, potranno riunirsi in sei occasioni con i familiari separati per totali 11 ore durante le quali abbozzare una vita normale tra momenti comuni e privati, con l'assoluta novità di poter tenere pranzi nella camera d'albergo.
    Le prime riunioni si tennero nel 1985, divenute poi più frequenti dal primo summit Sud-Nord tenuto a Pyongyang nel 2000: da allora, includendo anche i collegamenti video, oltre 20.000 persone hanno potuto rivedere i familiari nel calcolo a ottobre 2015, prima del deterioramento dei legami tra Seul e Pyongyang.
    Il ministero dell'Unificazione di Seul ha stimato a fine maggio l'esistenza di 56.890 cittadini residenti al Sud di famiglie separate dalla Guerra di Corea. Per molti di loro, la corsa resta contro il tempo: sui buoni rapporti Sud-Nord pesano molte incertezze. Entro fine settembre Moon andrà a Pyongyang, ma la vera incognita è l'evoluzione dei rapporti tra Nord e Usa, con le modalità che saranno seguite per la denuclearizzazione della penisola, come concordato a Singapore il 12 giugno nella dichiarazione firmata da Kim e dal presidente americano Donald Trump.
   

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