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Calciatori trendsetter e influencer, i classici e gli eccentrici ecco chi sono

Tatuati, con le creste e stilosi, instagrammers ma omosessualità resta l'ultimo dei tabù

Redazione Ansa

(di Alessandra Magliaro) In principio fu David Beckham, il primo calciatore a dare alla sua immagine e alla relativa cura una grande importanza e a suggerire cosa è cool. Il centrocampista inglese - una carriera tra Manchester United, Real Madrid, Paris Saint-Germain - fisico scolpito, pelle curatissima, look impeccabile ha definito uno stile e fatto da apripista ad una nuova generazione di atleti del pallone superstar non solo per imprese sul campo ma per atteggiamento, conquistando copertine di moda e facendo poi di questa attitudine una (remunerata) carriera parallela di imprenditore della moda. Certo Beckham, si potrà osservare ha avuto i consigli in casa, dalla moglie stilista, Victoria Beckham, determinata fin dall'inizio della sua carriera come parte della pop band Spice Girl a sfondare nel fashion, cosa che le è perfettamente riuscita. Resta il fatto che David ha aperto la nuova generazione di calciatori 'metrosexual'. La storia la racconta la spagnola Paola Bosch, esperta di moda, ex assistente fashion editor di Vogue Portugal, stilista a lavoro da qualche anno soprattutto con il Real Madrid, realizzatrice di campagne pubblicitarie per Adidas, oltre che Nike e Puma, in cui sono stati coinvolti assi come Messi, Cristiano Ronaldo, Raphael Varane. Quest'ultimo, originario di Lille, portamento elegante, lontano da stravaganze, mai eccentrico (Braun lo ha scelto come ambassador per i rasoi elettrici) fa parte di quel gruppo consistente di calciatori che si possono definire con uno stile classico. La Bosch tra i più rappresentativi ci mette gli juventini Claudio Marchisio e Paulo Dybala, lo stesso allenatore del Real Madrid ed ex calciatore nazionale francese Zidane, Mario Gomez l'attaccante dello Stoccarda di origine spagnola o Pep Guardiola attuale allenatore del Manchester City.

 E poi ci sono gli eccentrici, provocatori, che non si fanno problemi a sfoggiare look stravaganti come il brasiliano Dani Alves, il francese del Manchester United Paul Pogba, lo spagnolo dell'Arsenal Hector Bellerin e poi ancora il superdifensore del Real Sergio Ramos che con la moglie Pilar ostenta una vita da ricco e l'attaccante brasiliano del Paris Saint German, Neymar. Oltre loro ovviamente il belga della Roma Radja Nainggolan con le sue fantastiche creste e il belga-marocchino del Manchester Marouane Fellaini con il suo ipercasco di capelli rasta spesso decolorati. 

Filtrano negli atteggiamenti fuori del campo, magari nelle foto pubblicitarie o in eventi pubblici, di molte star del pallone - da Pogba a Ramos, da Bellerin a Marco Asensio, a Neymar  - una cultura musicale che affonda le radici nell'hip hop mentre i tatuaggi sono la nuova ossessione di tutti i calciatori e c'è chi come Ramos del Real Madrid ha ormai il corpo completamente tatuato, cosa che hanno fatto pure Ibrahimovic, Dani Alves, Nainggolan, il cileno ex genoano Mauricio Pinilla e in misura non ancora total body il pluri pallone d'oro Leo Messi. 

I calciatori dettano le mode, o meglio sostiene la Bosch, le 'respirano' e dall'alto della loro popolarità le fanno proprie: le foto delle loro facce, con i capelli mai scomposti a caso, starebbero bene tutte insieme in un catalogo di tagli di quelli che una volta si sfogliavano dal parrucchiere. Oggi i ragazzi vanno dal barbiere con il loro 'santino' sullo smartphone: del resto del web sono loro stessi dei top influencer.

Il loro social è Instagram ovviamente. Cristiano Ronaldo, @cristiano, conta la cifra spaziale di 122.6 milioni di follower, @leomessi 88.7 mln, @neymarjr 90.9, @paulpogba 'solo' 21.4 mln, @3gerdpique 15.5, @raphaelvarane 8.1 per citarne alcuni. Quello, spiega bene Paola Bosch, è il loro spazio free, quello dove più che imprese calcistiche mettono immagini dei pupi, sedute di palestra, foto della loro vita reale, in flip flop stravaccati sui divani in villa o a bordo di supercars. Contrariamente a quel che si può pensare sono proprio loro stessi, assicura la Bosch, a postare i contenuti su instagram.

E la sessualità? Qui restiamo ancora - forse unico posto rimasto - nell'ambito del super tabù. Davvero sono tutti etero? Statisticamente impossibile, ma di coming out dalle parti del pallone non se ne parla. E non è una questione di tipo di sport (vedi il rugby dove il tema è sdoganato) ma piuttosto di tipo di pubblico o meglio di tifoseria. Meglio non immaginare gli epiteti dagli spalti e anzi proprio i club non vogliono considerarlo (non sia mai si disfino dell'abbonamento). La Bosch, discreta, assicura che omosessuali ci sono eccome ma costretti all'autocensura. Chi sarà apripista stavolta?

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