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Gian Maria Volonté, Treccani lo ricorda a 30 anni dalla morte

Sul volume 100 del Dizionario Biografico degli Italiani

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 02 APR - Nel trentesimo anniversario della morte Treccani ricorda Gian Maria Volonté con una voce pubblicata sul volume 100 del Dizionario Biografico degli Italiani, a cura di Marina Pellanda. Nato il 9 aprile 1933 a Milano, morto a Florina (Grecia) il 6 dicembre 1994, Volonté è considerato uno degli attori teatrali e cinematografici più importanti del cinema italiano, dalle "straordinarie doti interpretative, basate su una naturale abilità mimetica e su un lavoro attoriale ossessivo, al servizio del miglior cinema di impegno civile" sottolinea Treccani.
    A diciassette anni partì per la Francia vivendo alla giornata. Nel 1959, primo in Italia, diresse e interpretò L'ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett e fece la sua prima fortunatissima partecipazione televisiva come Rogozin ne L'Idiota di Fëdor Dostoevskij, ridotto, sceneggiato e interpretato da Giorgio Albertazzi, per la regia di Giacomo Vaccari, che lo impose come "uno dei più interessanti e promettenti attori della nuova generazione" (Peano, 1967).
    Nell'estate del 1960 Volonté lavorò con Enriquez in Romeo e Giulietta e Antonio e Cleopatra, conoscendo così Carla Gravina.
    Il loro legame, nato al di fuori del matrimonio, fece parecchio scandalo, ma continuò nonostante tutto e il 3 luglio 1961 nacque Giovanna, che avrebbe portato il cognome materno.
    Nel 1972 disse no a Francis Ford Coppola per Il Padrino e nel 1976 rifiutò Il Casanova di Federico Fellini e Novecento di Bernardo Bertolucci. Nel 1976 fu eletto consigliere comunale a Roma nelle liste del Partito Comunista, ma si dimise non molto tempo dopo. Tra il 1978 e il 1979 girò con Francesco Rosi Cristo si è fermato a Eboli. L'anno successivo gli venne diagnosticato un cancro a un polmone e per sostenere economicamente l'intervento chirurgico che lo salvò accettò di interpretare Plessis nella riduzione televisiva di Mauro Bolognini.
    Con Il caso Moro di Giuseppe Ferrara vinse l'Orso d'argento al Festival di Berlino del 1987 e con Porte aperte (1990) di Gianni Amelio ottenne il David di Donatello. Nel 1991 ricevette il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia.
    Fu colto da infarto sul set di Lo sguardo di Ulisse di Theo Anghelopulos. (ANSA).
   

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