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Addio a Isabella Verney, fu la prima Miss italiana

Nel 1939 vinse 'Cinquemila lire per un sorriso'

Redazione Ansa

Non c'erano ancora i riflettori della televisione e il televoto era lontano decenni quando la 14enne torinese Isabella Verney, morta all'età di 97 anni a Roma, divenne la prima Miss Italia della storia.

Allora, nel 1939, si trattava di un concorso fotografico, ideato dal pubblicitario milanese Dino Villani, che invitava le giovani ragazze a spedire le loro foto. Si intitolava 'Cinquemila lire per un sorriso' ed era nato perché la 'Erba Gi.Vi.Emme' di Giuseppe Visconti di Modrone voleva in questo modo festeggiare il 50 milionesimo tubetto di dentifricio della casa. Isabella, nata nel capoluogo piemontese nel 1925, aveva acconsentito a farsi scattare delle foto, mentre con la madre era andata a ritirarne alcune nel negozio di Reimbrandt, in via Volta.

 

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Foto che la mamma imbustò e spedì agli organizzatori del concorso. A scegliere la vincitrice, occhi azzurri, sottile e delicata, una giuria di cui faceva parte anche Vittorio De Sica. Il 30 ottobre l'annuncio per radio. Isabella Verney venne premiata con dei buoni del tesoro del valore di cinquemila lire, poi incorniciati, per poi scoprire che, alla fine della guerra, non valevano più nulla.

La mamma di Isabella aveva chiesto che si potesse tenere segreto il nome, ma invece in poco tempo tutti sapevano a chi apparteneva quel sorriso. Registi e talent scout le proposero corsi e audizioni. Ma inutilmente, vista la giovane età.

Tra i no anche uno a De Sica che la voleva per il film 'Teresa Venerdì'. Dal '49 al '51, 'miss sorriso' posò nell'atelier del celebre Ventura, indossando gli abiti più belli del momento. Si sposò con il giornalista Rai Carlo Cavaglià, da cui ebbe due figli. Lei, che si autodefiniva 'miss per caso', tanti anni dopo il suo successo si rivolgeva così alle nuove generazioni: "Qualcuno deve dire alle ragazze che occorre fare sacrifici, studiare, prepararsi per andare incontro alla vita e all'attività che scelgono - affermava -. Va bene lo spettacolo, ma anche qui serve una preparazione severa e la scelta di una scuola, un'accademia di danza, di canto, di recitazione. E poi, con sacrificio, cominciare la gavetta con obiettivi chiari - aggiungeva - Altrimenti le giovani finiscono nel tritacarne di chi sfrutta la loro bellezza e le illude, lasciandole a mani vuote".

 

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