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A Cannes Jennifer Lawrence per la lotta delle afghane

La premio Oscar per Bread and Roses in abito rosso e...infradito

Redazione Ansa

 La lotta delle donne in Afghanistan e Iran è assente dal festival di Cannes che pure in questa edizione ha ampliato lo sguardo sul femminile. C'è un'eccezione però, per la quale è arrivata dall'America l'attrice premio Oscar Jennifer Lawrence. Un sostegno con straordinaria visibilità, era bellissima con i capelli lunghi e un abito da sera rosso fuoco (Dior haute couture) sulla Montee des Marches di Anatomie d'une chute di Justine Triet, un'apparizione diventata virale per un dettaglio scandaloso a Cannes: ai piedi, quando si è trattato di riscendere i gradini, aveva infradito nere che si sono viste quando ha dovuto alzare il vestito lungo per non inciampare.
    Fuori concorso ha presentato Bread and Roses di Sahra Mani, un eccezionale documentario sulla condizione delle donne afghane dalla ripresa del potere da parte dei talebani, che la stessa attrice Oscar con Il Lato Positivo ha coprodotto. "Non dimenticate le donne afghane", ha implorato Zahra Mohammadi, una delle partecipanti al film che mette insieme sostanzialmente dei video pericolosamente girati al telefono da attiviste locali.
    "Come tanti altri artisti, non posso tornare nel mio paese per fare il mio lavoro. È così che è nato questo film, che è soprattutto il frutto di un lavoro collettivo", ha detto Sahra Mani.
    Lo spettatore segue diverse donne tra cui Zahra Mohammadi, una dentista il cui studio medico deve chiudere per ordine dei talebani. Dal ritorno al potere dei talebani alle donne è vietata l'istruzione: alle adolescenti le scuole secondarie, alle ragazze le università, è vietato andare nei parchi, lavorare per organizzazioni non governative nazionali ed estere, incluse le Nazioni Unite e tanto altro. Venire a sapere di cosa accade realmente in quel paese è difficile e complicato, le donne rischiano la vita protestando, vengono arrestate e a volte scompaiono come denunciato da Amnesty International. "Nessuna donna è al sicuro in Afghanistan", dice la regista, che definisce le attiviste "guerriere quotidiane".
    Il film è duro, ma un sentimento di speranza lo attraversa.
    "Le donne sono il futuro del Paese e i talebani ne hanno paura", conclude Sahra Mani ringraziando Jennifer Lawrence "per il supporto decisivo". (ANSA).
   

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