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Isabelle Huppert a Cannes, non mi intimidisce nessuno

Recitare è puro piacere. Haneke mi ha insegnato 'no fake'

Redazione Ansa

Oltre 100 film, una quantità di premi, ben 118 (escluse le nomination e l'Oscar sfumato all'ultimo minuto per Elle di Paul Verhoeven nel 2016) che è legittimo chiedersi dove li tenga riposti. E poi ancora tantissimo teatro, compresa l'ultima piece, Il giardino dei ciliegi in una nuova versione attualizzata del capolavoro di Cechov che ha aperto il festival di Avignone il 5 luglio, diretta dal regista portoghese Tiaro Rodrigues, futuro direttore della prestigiosa rassegna.
Ecco a voi Isabelle Huppert, monumento vivissimo dello spettacolo francese, carismatica protagonista musa di Claude Chabrol, diretta da Tavernier, Kiarostami, Haneke, Benoit Jacquot, Godard, Bellocchio, Taviani, Anne Fontaine, Ozon. Protagonista al festival di Cannes di un  Rendez Vous in cui ha parlato del suo lavoro, della costruzione dei personaggi dall'alto del suo fascino, del suo prestigio di cui ovviamente è perfettamente consapevole.
"Non mi intimidisce nessuno", dice senza preoccuparsi di darsi arie. Huppert sa gestire il suo talento da decenni con l'impeccabile professionalità di cui ha grande fama. Dunque non si emoziona più? "Cerco sempre di sorprendere me stessa per poter entrare nei personaggi e dare loro vita, mantenermi sul crinale tra visibile e invisibile, tra quello che dici e quello che non dici. Questo per me è la recitazione e non trovo in ciò alcuna differenza tra cinema e teatro, io non li distinguo dal punto di vista degli attori. Il mio sforzo è sempre lo stesso - prosegue Huppert, 68 anni, minuta, elegantissima in completo giacca e pantaloni rosso fuoco e le scarpe nere con tacco altissimo - evitare le vie convenzionali, riuscire ad essere credibile anche in situazioni improbabili e straordinarie e trattenere, non aggiungere niente, semmai sottrarre. Io cerco una soggettiva per creare il ruolo, una strategia che però deve prescindere dalla libertà. E poi - aggiunge - essere intensa, avere come mantra il 'qui e ora', così sorprendi anche te stessa".
Questa è l'arte della recitazione secondo Isabelle Huppert, poi c'è il risultato finale ed è qui che, sottolinea l'attrice, cinema e teatro che per lei pari sono, prendono due strade diverse. "A teatro sei in contato con la platea, la chimica tra gli attori mentre tutto accade live è molto specifica. Al cinema non puoi sentire lo stesso perché la messa in scena non è il film, a quello pensa il regista con l'edizione, il final stage è altro". Ansia, superstizione, paura, un tipo di paura particolare sono, racconta, i suoi mood e dai registi che l'hanno diretta. Michel Haneke è il suo preferito, un sodalizio con La Pianista, che resta forse tra i suoi film migliori "il film che amo", proseguito con Il tempo dei lupi, Amour e Happy End): "con lui no fake", dice esaltando "la verità, la credibilità" dei suoi film. Trova facile recitare l'ambiguità e il lato oscuro, il mostruoso nello sforzo di "accettare anche temi e atteggiamenti che sembrano difficili da far vivere". E poi c'è l'improvvisazione, "un'arte - ricorda - dare l'idea che tutto accada come per caso, come se fosse vero". Il cinema "è sempre piacevole", conclude l'attrice che tra l'altro è nel cast dell'Ombra di Caravaggio, il nuovo film di Michele Placido. E la vedremo in La signora Harris nuovo adattamento dal romanzo di Paul Gallico. Finito l'incontro come una indossatrice di professione in una manciata di minuti ha cambiato look, un abito nero e metallo ed è andata a vedere Aline, il film fuori concorso, biopic di Celine Dion.
   

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